Ztl e car sharing: piacciono solo agli snob

di Pier Luigi del Viscovo*

Dopo la pioggia tornerà il problema dell’inquinamento in città. Certo, potrebbero lavare le strade, ma sarebbe troppo disturbo. Più facile vellicare le coscienze dei nobili di spirito, che come tali sono sempre inclini alla contrizione e alla mortificazione, inducendoli a condannare la circolazione delle auto. Tanto più che non riguarda loro direttamente, i puri che portano il peso del pianeta, ma quei malcapitati, non nobili, che sono costretti a girare in macchina per andare a lavorare e produrre quella ricchezza che poi viene distribuita, anche ai nobili.

Qualcuno potrebbe obiettare che sia una rappresentazione sbagliata, che in realtà siano in tanti a voler bandire le macchine. Che sono colpevoli a prescindere, oggi per l’inquinamento, ma già ieri perché emblema di uno status sociale non abbastanza miserabile né sofferente e comunque incline a sollevarsi, col lavoro e con la voglia di ostentarlo pure, dove la rappresentazione è ancor meno perdonabile della sostanza. Bene, questi dovrebbero riflettere sui risultati di un sondaggio Ipsos presentato alla Capitale Automobile.

Alla domanda se e quanto sarebbero favorevoli a lasciar entrare nelle Ztl (Zone a traffico limitato, il centro-città) solo veicoli elettrici o ibridi, quelli contrari sono di gran lunga più numerosi dei favorevoli, specialmente quando si tratta di veicoli privati. Se però si parla di mezzi pubblici, allora i favorevoli superano i contrari, seppur di pochissimo. Come a dire, visto che ci tieni tanto all’ambiente, smetti di inquinare facendo girare degli autobus vecchi di oltre 12 anni, quando l’età media europea è di 7. Ma è nei dettagli, dove notoriamente si annida il demonio, che si scopre il dato forse più significativo: i più favorevoli alla limitazione sono quelli di età compresa tra 50 e 64 anni e quelli laureati. Perché questi gruppi siano più orientati a limitare l’accesso ai soli veicoli elettrici o ibridi il sondaggio non lo dice. È lecito ipotizzare che siano persone che più delle altre vivano in centro e abbiano uno stile di vita meno affannato e più confortevole? Forse.

L’altra domanda, conseguente a quella sul divieto, era se e quanto sarebbero disponibili, le persone intervistate, a sostituire l’auto privata con i mezzi pubblici o con il car sharing. Qui il no, nein, niet, è ancor più diffuso, al 40% verso i mezzi pubblici e, udite udite, sopra il 60% verso il car sharing. Il responso lascia poco spazio alle interpretazioni. Le persone vogliono muoversi con tutta la libertà garantita dal proprio veicolo. Dove tenere l’ombrello se dovesse piovere, la sacca per lo sport e le buste per il supermercato. Certo, ci sono quelli favorevoli. Sempre loro, i laureati o diplomati e quelli di età compresa tra 50 e 64 anni.

Insomma, la pancia produttiva del Paese, quelli che lavorano e si sbattono, tra i 30 e i 50 anni, portando avanti una famiglia giovane, con figli in età di accompagno, sono disponibili a fare tutto, ma almeno lasciategli un mezzo per muoversi. Però le città sono inquinate e congestionate. Giusto. Allora sarà il caso che chi le gestisce le doti di strutture per fluidificare il traffico, cominciando dai parcheggi per togliere le auto dalle strade. Che andrebbero lavate, ogni tanto.

*Centro studi Fleet & Mobility

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