Più elettrico più ambiente: non regge

di Pier Luigi del Viscovo, direttore di Fleet & Mobility

 

L’industria automobilistica, in Europa e in Italia, non ha bisogno di stimoli, ma di coraggio per un bagno di realismo. Nel 2020/2021 il mercato immatricolerà in media quasi 1,5 milioni di auto rispetto a una domanda fisiologica intorno a 1,7/1,8 milioni. Un crollo, sì, al quale però gli operatori stanno resistendo bene, grazie alla pulizia fatta nel decennio passato. La domanda è anche sostenuta dagli incentivi che, pur sgangherati nell’impostazione, portano clienti che avrebbero aspettato. Data la situazione senza precedenti, è difficile dire quanti siano gli aggiuntivi: forse centomila? Ma in tempi di pandemia un aiutino ci sta.

Nei prossimi anni è probabile un rimbalzo robusto, alimentato dai circa 60 miliardi di risparmi extra accumulati in questi mesi e dai soldi immessi dai governi. No, la minaccia non sono i volumi bassi, quanto le scarse vendite di veicoli a basse emissioni, LEV. Nei primi 2 mesi l’Europa sta a -22% ma le Case chiedono colonnine di ricarica, terrorizzate di non vendere abbastanza elettriche da evitare le multe. Per ogni grammo di sforamento scatterà, a fine anno, una multa di 95 milioni. Nel 2020 si sono salvati quasi tutti, grazie agli abbuoni e a una domanda troppo fiacca sull’alto-di-gamma, congiunture che già quest’anno mancheranno.

L’impressione, allora, è che l’industria chieda gli incentivi non per aumentare la domanda, ma piuttosto per alterarla, spostandola verso le macchine che devono vendere. Visto che già da mesi le stanno sostenendo a forza di sconti e auto-immatricolazioni, si comprende che un aiuto coi soldi dei contribuenti sarebbe gradito.

Tuttavia, il vento è cambiato. A Palazzo l’esercito populista, quello della sconfitta-della-povertà e di questo-lo-dice-lei, è in rotta e in plancia c’è chi fa dei numeri e delle evidenze scientifiche il suo mantra. Fuori, i principali esponenti mondiali dell’auto hanno detto chiaro e tondo che l’equazione più-auto-elettriche-uguale-più-ambiente non regge.

I generali sul campo e i grandi concessionari dovrebbero trovare il coraggio di soffiare in questa direzione, invece di stare fuori sincrono cercando ancora di quadrare il cerchio. Questa è una partita importante. Perché non sia l’ultima, è essenziale azzeccare su quale cavallo puntare.

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