Sempre con riferimento al 2019, dai dati diffusi dall’Acea, emergono alcuni aspetti di particolare interesse. Il primo è che dei 30 mercati dell’Europa Occidentale soltanto il piccolo mercato della Norvegia, fortemente sostenuto da pesanti incentivi alle soluzioni elettrica, è in crescita (+11,5%), mentre tutti gli altri mercati sono in calo. In particolare, poi, se si considerano i cinque maggiori mercati in cui si concentrano quasi i tre quarti delle immatricolazioni, il risultato peggiore è quello della Spagna, che accusa un calo del 33,4%, seguita dal Regno Unito (-27,5%), dalla Germania (-27%), dalla Francia (-23,3%) e dall’Italia (-20%). Come si vede, l’Italia “tra i cinque grandi” è il Paese con il risultato meno negativo. La causa di questa nostra maggiore tenuta è il fatto che in Italia il Governo e il Parlamento, molto opportunamente, hanno adottato incentivi anche per le vetture più richieste dal pubblico, ma comunque con emissioni contenute, che sono quelle ad alimentazione tradizionale con emissioni di CO2 comprese tra 61 e 135 grammi al chilometro.
Come i dati mostrano, il vantaggio dell’Italia rispetto agli altri Paesi europei è comunque contenuto e ciò perché anche nel nostro Paese la crisi dei semiconduttori sta determinando forti ritardi nell’evasione degli ordini di autovetture. A ciò si aggiunge che dello stanziamento di 200 milioni utilizzabile dal 2 agosto per gli incentivi alle auto con emissioni di CO2 contenute tra 61 e 135 grammi al chilometro restano poco più di 100 milioni che dovrebbero esaurirsi entro ottobre. Ne consegue che anche la situazione di lieve vantaggio dell’Italia rispetto al resto dell’Europa Occidentale si esaurirà entro la fine dell’anno proprio mentre la crisi dei semiconduttori inizierà a mordere più fortemente.