L’auto in Europa: tra Covid e crisi dei chip

 di Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor
 
Sul mercato dell’auto, stremato dalla pandemia, sta arrivando un’altra stangata: la crisi dei semiconduttori che sta interessando in maniera sempre più grave anche la produzione di auto. Dai dati diffusi dall’Acea per il periodo gennaio-agosto, nell’Europa Occidentale (Ue+Efta+Uk) le immatricolazioni sono aumentate del 12,7% rispetto allo stesso periodo del 2020. Questo confronto è però fuorviante in quanto il dato del 2020 era stato fortemente penalizzato dalla pandemia e quindi un rimbalzo nel 2021 era assolutamente scontato, ma questo rimbalzo non riflette certamente la situazione reale del settore dell’auto. Per avere un quadro veritiero occorre fare il confronto tra il 2021 e il 2019, che è l’anno precedente la pandemia. Da questo confronto emerge che, rispetto allo stesso periodo del 2019, nel gennaio-agosto 2021 il mercato dell’auto nell’Europa Occidentale ha fatto registrare un calo del 24,4%, mentre alla fine del primo semestre di quest’anno il calo corrispondente era del 23%. In luglio e agosto vi è stato quindi un peggioramento che dovrebbe accentuarsi nei prossimi mesi per la crisi dei semiconduttori che ha determinato fermi nella produzione di molte case automobilistiche.

Sempre con riferimento al 2019, dai dati diffusi dall’Acea, emergono alcuni aspetti di particolare interesse. Il primo è che dei 30 mercati dell’Europa Occidentale soltanto il piccolo mercato della Norvegia, fortemente sostenuto da pesanti incentivi alle soluzioni elettrica, è in crescita (+11,5%), mentre tutti gli altri mercati sono in calo. In particolare, poi, se si considerano i cinque maggiori mercati in cui si concentrano quasi i tre quarti delle immatricolazioni, il risultato peggiore è quello della Spagna, che accusa un calo del 33,4%, seguita dal Regno Unito (-27,5%), dalla Germania (-27%), dalla Francia (-23,3%) e dall’Italia (-20%). Come si vede, l’Italia “tra i cinque grandi” è il Paese con il risultato meno negativo. La causa di questa nostra maggiore tenuta è il fatto che in Italia il Governo e il Parlamento, molto opportunamente, hanno adottato incentivi anche per le vetture più richieste dal pubblico, ma comunque con emissioni contenute, che sono quelle ad alimentazione tradizionale con emissioni di CO2 comprese tra 61 e 135 grammi al chilometro.

Come i dati mostrano, il vantaggio dell’Italia rispetto agli altri Paesi europei è comunque contenuto e ciò perché anche nel nostro Paese la crisi dei semiconduttori sta determinando forti ritardi nell’evasione degli ordini di autovetture. A ciò si aggiunge che dello stanziamento di 200 milioni utilizzabile dal 2 agosto per gli incentivi alle auto con emissioni di CO2 contenute tra 61 e 135 grammi al chilometro restano poco più di 100 milioni che dovrebbero esaurirsi entro ottobre. Ne consegue che anche la situazione di lieve vantaggio dell’Italia rispetto al resto dell’Europa Occidentale si esaurirà entro la fine dell’anno proprio mentre la crisi dei semiconduttori inizierà a mordere più fortemente.

È quindi necessario che il nostro Paese adotti al più presto una politica di incentivi per la transizione all’auto elettrica che superi gli interventi episodici e disponga sostegni permanenti sia per l’acquisto di auto verdi sia per quelli di auto tradizionali con emissioni contenute che con il loro apporto ai bilanci delle case automobilistiche finanziano la transizione verde.L’occasione è la prossima legge di Bilancio e anche il piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) dell’Unione Europea che porterà in Italia ingenti  risorse.

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