Dall’auto che vola alla dannata ideologia per trovarci a questo punto
La situazione si fa sempre più pesante. Guardando all’Italia ci attendono mesi drammatici sul fronte dell’economia legata all’automotive. Fabbriche chiuse per settimane, concessionari con i lucchetti, indotto alle corde. Fino a quando si potrà andare avanti così? Di certo non molto. C’è chi sostiene che dopo un mese di blocco totale si rischia il Ko.
La situazione che stiamo vivendo nessuno se la poteva immaginare. Ed è anche figlia, a mio parere, dell’incredibile corsa verso il futuro con la conseguente perdita di contatto con la realtà e tutti i suoi problemi. A tutto questo, inoltre, bisogna aggiungere le forti responsabilità dei pifferai dell’ideologia.
Si guarda all’auto che vola e ci si accorge che in Italia e altrove, in casi di emergenza improvvisa come quella che stiamo vivendo, i posti nei reparti di terapia intensiva sono altamente insufficienti e mancano medici e paramedici. Si pongono obiettivi ambientali quasi impossibili da rispettare e non ci si accorge che la sanità europea è l’anello più debole della catena.
Si corre a 300 all’ora per filmare e documentare tutto, spesso con commenti fuori luogo e banalità, e all’improvviso stop globale ci si accorge che si è senza un lavoro vero e si rischia grosso. Meglio usare il cervello e pensare al proprio futuro invece che voler solo apparire sempre, ovunque e senza sensi logici.
Insomma, quanto sta accadendo dovrà servire da lezione a tutti. Il Covid-19, che speriamo di sconfiggere grazie agli investimenti sulla ricerca scientifica, porterà come conseguenza sicura (e auspicata) un bagno di umiltà generale, indispensabile per una ripartenza più razionale e mirata sui problemi e non sulla ideologia e i voli pindarici.