“Boom l’auto in Europa“: l’abbaglio, purtroppo, fa solo danni

di Pierluigi Bonora

 

Nessuna intenzione di fare il maestrino, ma quando la mattina vieni svegliato dal radiogiornale che, tra le notizie di testa, parla di “mercato europeo dell’auto con dati positivi e crescita a tre cifre”, a questo punto ti chiedi se chi ha redatto la notizia si è preso la briga o meno di leggere il resto del comunicato, non attenendosi così solo alle prime righe.

I dati ufficiali, esaltati dal Gr, ma non solo, parlano di un mercato dell’auto europeo in formissima (+255,9% ad aprile) con l’Italia a segnare un incredibile +3.276,8%, il miglior risultato in assoluto. Stando così le cose, potrebbero pensare in molti, perché continuare a lamentarsi e a pretendere incentivi? La verità è però un’altra. Nel mese di aprile 2020, con la chiusura totale del Paese e lo stop delle attività a causa della pandemia, il mercato segnò un -97,55% dopo il -85,42% di marzo. Da qui l’inattendibilità dei numeri diffusi.

 

Il raffronto deve invece essere fatto sul corrispondente mese del 2019, ultimo anno di normalità per tutti. E qui la situazione cambia radicalmente: il dato reale di aprile in Europa è -22,7%, mentre nel quadrimestre il calo è pari al 25% sempre sul 2019 (altro che +23,1% se si guarda al 2020).

Inutile prendere in considerazione i risultati dei gruppi automobilistici, tutti con crescite mensili a tre cifre sull’anno passato (Volkswagen +244,1%, Stellantis +388,5% sommando i dati delle ex Fca e Psa, Renault +245,3%, eccetera). Prima di avere una situazione più vicina alla realtà occorrerà aspettare mesi.

 

Alla luce dei falsi numeri roboanti, a questo punto, ecco che i maligni sarebbero portati a sostenere che crescere in Italia di oltre 3.200% significherebbe un’impennata stratosferica del traffico e dei problemi legati all’ambiente. Servendo così un grande assist a chi vede la mobilità a motore come il fumo negli occhi.

 

Ecco perché, cari colleghi, è bene sempre approfondire quanto viene propinato e non soffermarsi solo su numeri all’apparenza sensazionali in quanto fanno notizia. I problemi del settore, infatti, derivano in larga parte dalla cattiva informazione e dalla disinformazione, spesso mirata.

Prendiamo il sempre più citato “boom” dell’elettrico. A sentire parlare gli addetti ai lavori e a leggere indagini di  mercato, sembra che l’auto con la spina (elettrica o ibrida ricaricabile) domini ormai la scena. La verità, invece, la dicono i numeri: la spina vale, in Italia, il 7,9% del marcato. Meglio le auto ibride (senza la spina): il 28,7% di quota. Queste vetture sono incluse nel range di emissioni tra 61 e 135 grammi/km di CO2. Quelle per le quali si sollecita giustamente il rifinanziamento degli incentivi.

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