Autostrade per l’Italia: con “Argo” è rivoluzione copernicana

di Roberto Tomasi, ad di Autostrade per l’Italia

Quello che presentiamo è il risultato di un anno di lavoro, nel quale Aspi, che ha un ruolo di infrastrutture autostradali fondamentali per il Paese, ha realizzato una importante innovazione tecnologica e produttiva insieme a due realtà internazionali, come Ibm e Fincantieri. Questo è stato possibile perché Aspi non è più un semplice operatore autostradale. E’ già diventata una realtà diversa. Il nostro Piano di Trasformazione, che stiamo attuando con determinazione pur in mezzo a tante difficoltà, prevede infatti che il Gruppo Aspi diventi entro il 2023 uno dei primi operatori europei di mobilità integrata, attivo sul fronte dei servizi e delle infrastrutture digitali, della sostenibilità ambientale, dei servizi di mobilità all’utente anche al di fuori della rete autostradale.

Il nostro Piano Industriale si basa su quattro direttrici  strategiche: lo sviluppo di una competenza ingegneristica d’avanguardia al supporto del piano di crescita e di gestione del patrimonio infrastrutturale gestito dalla società; il controllo diretto, nel limite di legge, delle capacità realizzative sia nel campo delle manutenzioni che di quello delle grandi opere; lo sviluppo tecnologico come sviluppo di un nuovo paradigma della mobilità; diverse linee di sviluppo per una mobilità integrata e sostenibile delle persone e delle cose.

Penso fosse doveroso che Aspi dedicasse la prima grande innovazione prodotta, per la quale abbiamo investito 60 milioni di euro, all’attività su cui è venuta meno la fiducia del Paese e dove era necessario svoltare e guardare avanti. Il nostro primo investimento, anche sul fronte dell’innovazione, è stato dunque dedicato alla sicurezza. E non poteva che essere così. Nei prossimi mesi lanceremo una serie di ulteriori iniziative dedicate alla mobilità sostenibile e alla sicurezza degli spostamenti altrettanto sfidanti come quello che vedrete in questa presentazione.

Nei prossimi anni, Aspi trasformerà i 3.000 km di rete in gestione in vere e proprie “smart roads”, dove le auto connesse dialogheranno con i nostri sistemi per ricevere in tempo reale informazioni sulla sicurezza e il comfort del viaggio, dove i servizi per i viaggiatori saranno facili e totalmente digitalizzati, dove i mezzi in movimento (penso per esempio ai carichi pesanti o alle merci pericolose) saranno monitorati e gestiti in tempo reale, dove sarà possibile viaggiare con l’auto elettrica effettuando una ricarica nelle principali piazzole di sosta in soli 20 minuti, dove l’energia sarà prodotta principalmente attraverso fonti rinnovabili, dove la gestione dei flussi verrà effettuata con modalità predittiva. E dove le infrastrutture non verranno, ma – uso il presente – vengono monitorate e gestite con sistemi e piattaforme digitali innovative e basate sull’intelligenza artificiale.

Uso il presente, e non il futuro, perché la piattaforma “Argo” entrerà subito in funzione sulle 430 opere delle due Direzioni di Tronco autostradali di Cassino e Bari e sarà progressivamente ampliata nei prossimi 30 giorni nella totalità dei 1.943 ponti e dei 2.000 cavalcavia della rete di Autostrade per l’Italia. Nel corso del 2021 la sua applicazione sarà estesa ai processi di manutenzione dei ponti e cavalcavia e a tutte le 587 gallerie della rete dove, grazie al Digital Twin, sarà possibile attuare un modello di monitoraggio strumentale innovativo, eseguito con sensori IoT “ad hoc” di Fincantieri NexTech e soluzioni tecnologiche di ultima generazione. In totale, saranno 4.500 le opere monitorate da Argo.

Per Autostrade per l’Italia si tratta di una rivoluzione copernicana, e questo tipo di riforme non arrivano da un momento all’altro. Servono tempo, costanza, competenza, passioneDalla fine del 2019, abbiamo completamente cambiato i sistemi di sorveglianza della rete, che ora vengono svolti esclusivamente da società esterne specializzate di livello internazionale, come a esempio la multinazionale francese Bureau Veritas per ponti e viadotti o il Gruppo svizzero Lombardi per le gallerie.

Da ora i loro ispettori saranno affiancati da archivi digitali, sistemi di intelligenza artificiale per consentire la predittività dei difetti riscontrati, ispezioni tramite droni, riproduzioni in modelli 3D delle infrastrutture. Su queste basi abbiamo definito il Piano Industriale di Aspi – contenuto nel Piano economico-finanziario inviato nuovamente al Governo e che ci auguriamo possa essere approvato al più presto – che prevede 7 miliardi di euro di manutenzioni e 14,5 di investimenti. Si tratta dell’ennesimo concreto segnale della rivisitazione strategica della gestione delle infrastrutture che stiamo mettendo in campo. Solo quest’anno spenderemo 655 milioni di euro in attività di cura della rete e altri 600 ne abbiamo già programmati per il 2021. E abbiamo pronti 7,4 miliardi di euro di investimenti che, una volta sbloccati, potrebbero diventare subito cantieri. Tra questi ci sono opere molto attese dal territorio, come la Gronda di Genova o il Passante di Bologna.

Si tratta di uno sforzo enorme, che consentirà alla collettività di avere una rete mantenuta secondo i migliori standard, elaborati e condivisi con il ministero delle Infrastrutture, oltre che una rete ampliata e ammodernata. In questo senso penso sia giusto evidenziare che la tecnologia, per quanto importante, da sola non basta. Il nostro settore ha un fortissimo bisogno di avere standard tecnici attuali, definiti, concretamente applicabili. Per troppo tempo si è operato senza avere punti di riferimento chiari e condivisi tra gestori e controllore pubblico. Solo nell’ultimo anno, grazie a un confronto proficuo tra gestori, ministero e centri di ricerca universitari, si è avviato un lavoro positivo sull’ammodernamento degli standard che ha portato a primi risultati significativi sul fronte della manutenzione di ponti e viadotti e, in modo preliminare, delle gallerie.

Lo sforzo che stiamo mettendo in campo può generare anche rilevanti impatti in termini occupazionali. Nel giro di un anno e mezzo abbiamo assunto 700 nuove professionalità e, entro la fine del 2024, arriveremo a 2400 nuovi impiegati. Aspi, quindi, pur in un momento di forte crisi, è ancora in grado di produrre occupazione nuova e di qualità, aprendosi anche ai servizi digitali, al mondo della sostenibilità e della cura dell’utente, dell’ingegneria e della capacità realizzativa di grandi infrastrutture, come già detto.

Ringrazio l’ad di Ibm,  Enrico Cereda e quello di Fincantieri, Giuseppe Bono, per aver intrapreso questo cammino con noi. Perché senza la nostra collaborazione strategica, questa innovazione non sarebbe mai esistita. Grazie anche al nostro gioiello tecnologico Autostrade Tech, che ha ideato “Argo”, e a Fincantieri Nextech.

Argo sarà da subito applicato alla rete di Aspi, ma i nostri gruppi hanno già siglato una partnership strategica perché questo sistema altamente innovativo, unico probabilmente a livello europeo, possa essere messo a disposizione di tutte le altre realtà attive nel mondo delle infrastrutture, non solo autostradali, in Italia e all’estero.  Come potete immaginare, anche questo è per noi un motivo di soddisfazione. Sentivamo fortemente la necessità di cambiare, consapevoli dei tanti problemi che avevamo e che dobbiamo ancora in parte affrontare. Abbiamo deciso di affrontarli l’uno dopo l’altro, costruendo qualcosa che fosse utile per noi e per gli altri operatori.

E’ questo lo spirito con cui intendiamo andare avanti, nell’interesse di Aspi, dei milioni di viaggiatori che percorrono le sue reti ogni giorno, e dell’intero sistema Paese. MaArgo non è l’unica novità in pipeline. Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi metteremo in campo ulteriori soluzioni fortemente innovative, che miglioreranno in modo strutturale la “traveller experience” dei viaggiatori: dai sistemi di ricarica per le auto elettriche, alla pesa dinamica dei mezzi pesanti, ai nuovi sistemi di mobilità integrata e sostenibile tra la rete autostradale e i grandi conglomerati urbani, ai servizi digitali per migliorare la qualità e la libertà di viaggio degli utenti. Come avrete capito,Argo è solo la punta dell’iceberg di una scelta strategica che porta quella che era una volta una concessionaria autostradale a diventare un operatore integrato di mobilità.

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