Auto elettrica: sulle infrastrutture l’Italia continua a inseguire

di Andrea Cardinali*

Paga pegno il mercato Europeo delle autovetture dopo lo sprint finale di dicembre, iniziando male un anno assai sfidante per il settore automotive, a causa dell’entrata in vigore delle stringenti normative europee in tema di emissioni, e ora anche dei problemi causati dal coronavirus sulle catene di fornitura globali.“Per il raggiungimento degli obiettivi europei di CO2, le Case auto hanno in corso degli sforzi di investimento senza precedenti – molti miliardi di euro l’anno da svariati anni – che si protrarranno ancora a lungo, orientati in tutte le direzioni che le moderne tecnologie consentono.

In particolare – nell’immediato – giocano un ruolo chiave le vetture elettrificate, che devono raggiungere in tutti i mercati europei una penetrazione molto significativa: l’offerta oggi esiste ed è sempre più ampia e varia, ma la domanda di queste vetture con la spina stenta a decollare anche per la carenza di infrastrutture di ricarica pubbliche.

L’Italia, da questo punto di vista  soffre un ritardo molto penalizzante: a fine 2019 era in posizione n. 19 nel ranking europeo in base al numero di punti di ricarica di veicoli elettrici per 100 chilometri, solo 0,9 contro 3,4 nella media Eu, ma in particolare 36 nei Paesi Bassi, 14,5 in Norvegia, 6,6 nel Regno Unito e 6,3 in Germania, per fare alcuni esempi. Per non dire della mancanza di punti di ricarica sulla rete autostradale, che rischia di confinare la mobilità elettrica in ambito esclusivamente urbano.

 

Questo clamoroso ritardo si riflette innanzitutto nella bassissima penetrazione delle vetture elettriche pure e ibride plug-in: solo lo 0,9% contro il 3,0% della media europea nel 2019. Il guizzo di Gennaio in Italia (2,1% la quota di elettriche pure e ibride plug-in) accompagnato dal quasi raddoppio delle ibride pure, giunte al 9,2% di quota, va confrontato prosegue Cardinali con il dato, molto più alto, degli altri Major Markets (Germania 6,5%, Regno Unito 5,9%, Francia 11.0%, Spagna 3,6%) e rischia peraltro di arenarsi contro un precoce esaurimento dei fondi per l’Ecobonus, essenziali per sostenere la transizione e largamente insufficienti come già denunciato da Untrae in tutte le sedi istituzionali.

Unrae ritiene quindi urgente l’adozione di politiche integrate a supporto dello sviluppo massivo di infrastrutture di ricarica per i motori elettrici e, nel recepimento della Direttiva DAFI, per altre tecnologie come a esempio l’idrogeno, che potrà svolgere anch’esso un ruolo strategico nei prossimi anni. A tal fine, è auspicabile proseguire, celermente ed efficacemente, il lavoro del tavolo sulle infrastrutture presso il ministero dello Sviluppo Economico che si è riunito giorni fa per la prima volta.

*Direttore generale di Unrae

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