Urbanina: la prima “scossa”. Il racconto

L’Urbanina si può considerare la prima auto elettrica omologata e prodotta in serie, molti decenni prima che le auto elettriche divenissero comuni nelle nostre strade. In una villa settecentesca, nella campagna toscana, agli inizi degli anni ’60 il marchese Pier Girolamo Bargagli Bardi Bandini e il geniale tecnico Narciso Cristiani progettarono e costruirono la loro auto elettrica, proponendo una mobilità alternativa, a inquinamento zero, in un mondo con una coscienza ambientale ancora da sviluppare, con il riscaldamento delle abitazioni a gasolio e nel pieno boom della benzina super. Una scelta controcorrente, maturata nella limonaia della villa di Poggio Adorno, tra Santa Croce, Castelfranco di Sotto e Fucecchio. In quella piccola officina fu ideata la prima auto elettrica prodotta in serie, una micro-car (diremmo oggi) che sapeva adattarsi alle strade delle città più trafficate, trovando parcheggio anche negli spazi più ridotti e soprattutto non inquinando affatto.

Il marchese Bargagli trasferì la sua visione di una nuova mobilità, compatta, economica e non inquinante, all’estro creativo di Narciso Cristiani che, con un piccolo gruppo di appassionati collaboratori, inventò tante soluzioni che troviamo – quasi sessanta anni dopo – nelle auto elettriche di oggi.  Quella della Urbanina è stata una splendida ma brevissima avventura, terminata nei primi anni ’70 con la cessione delle attrezzature e dei brevetti alla Zagato dopo la produzione di circa 400 vetture. Troppo innovative le soluzioni proposte rispetto alle tecnologie dell’epoca, sia nella elettronica che nelle batterie, ma soprattutto troppo futuristica la visione di una mobilità elettrica, a inquinamento zero, in un periodo dove l’impatto sull’ambiente della mobilità ottenuta bruciando i combustibili fossili non era certo in primo piano.

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Associazione “L’auto elettrica tra passato e futuro”, Dopo il lungo periodo di oblio che era calato sulla Urbanina dai primi anni ’70, all’inizio del nuovo Millennio il prof. Giacarlo Andreanini di Staffoli si interessò alla storia di questa avventura iniziando, con grande passione e tantissima pazienza, a raccogliere foto, documentazione e soprattutto testimonianze sulla vettura e sulla gente di Poggio Adorno. Nelle sue ricerche il professore venne a contatto con Monsignor Andrea Pio Cristiani, figlio di Narciso, l’inventore che aveva trasformato la visione del marchese Bargagli nella prima auto elettrica omologata per la produzione in serie. Al professor Andreanini e a Mons. Cristiani si sono affiancati altri appassionati che hanno continuato la raccolta di documenti e testimonianze oltre che a ricercare le Urbanine superstiti.

Per far fronte alle tante attività, nacque spontanea l’idea di trasformare il gruppo di appassionati in una Associazione che è stata poi formalizzata nel Febbraio 2018 con la denominazione “L’auto elettrica tra passato e futuro. Ed ecco ora la pubblica dal titolo “La nostra Urbanina – avanguardia di altri tempi ” con curatore Antonello Biscini – Editore La Conchiglia di Santiago. In 120 pagine sono raccolti documenti, foto e tantissime testimonianze del gruppo di appassionati che – guidati dall’entusiasmo del Marchese Baragli e dalla inventività di Narciso Cristiani – lavorarono davvero giorno e notte per inventare e mettere a punto tante idee e soluzioni che troveremo poi nelle auto elettriche dopo quasi mezzo secolo: come le “colonnine di ricarica” che oggi fanno parte del paesaggio urbano, le “battery pack” poi adottate dalla Tesla, la cabina “pivotante” poi ripresa dal Toyota e la ricarica delle batterie sfruttando l’effetto frenante.

La pubblicazione è stata curata  da Antonello Biscini, fiorentino, dirigente di una industria farmaceutica, è appassionato fin da ragazzo alla storia e alla cultura della tecnologia, soprattutto se applicata ai mezzi di locomozione. E’ autore di articoli pubblicati su riviste del settore e di un romanzo ambientato nel mondo degli appassionati di auto storiche. L’incontro con la Urbanina è stato casuale, sfogliando un album di figurine Panini del 1965 dove era ritratta questa “auto di vimini” così inusuale. Da qui la curiosità su questo progetto tanto innovativo quanto così rapidamente dimenticato. La ricerca di informazioni ha portato all’incontro con il prof. Andreanini e con mons. Cristiani e poi con il gruppo di appassionati che hanno dato vita alla associazione “L’auto elettrica tra passato e futuro” per ricordare e divulgare la innovatività della Urbanina.

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