A zonzo con Mazda Mx-5 tra Italia, Slovenia e Croazia
di Gabriele Villa
Occhiali da sole, crema ad alta protezione e cappellino. No, sorry sorryssimo, non esageriamo, gli accessori succitati non sono forniti di serie e nemmeno proposti come optional. Per il resto è di serie la guida Jinba Ittai, ovvero per dirla secondo la filosofia giapponese, che Mazda infonde in ogni sua automobile, quel particolare legame tra cavallo e cavaliere. Che, sperimentato, a ogni tornante, discesa, salita e lungo i rettilinei e le non poche strade sterrate che abbiamo percorso al volante della Mx-5, versione 2018, Rf 2.0L 160 cavalli Skyactiv-G 6At Exceed, con cambio automatico, nei nostri 1.551 chilometri di reportage-test, significa: divertimento adrenalinico.
Un reportage-tour
Già, il percorso. Avevamo in animo, partendo da Milano, di raggiungere solo la Slovenia di Portorose, veleggiando sulla Torino-Trieste per poi, seguendo la strada Giulia Augusta, toccare Aquileia, scrigno di storia, arte e leggende, fondata dai romani nel 181 prima di Cristo, vittima delle incursioni di Attila e rimasta fino all’811 una delle più grandi metropolìe di tutto il medioevo europeo con giurisdizione fino al Danubio e al lago Balaton. Quindi, da Aquileia a Grado, città termale e vacanziera, nonché primo antico porto per le navi che da lì entravano nel Natisone. Una laguna di circa 30 isole collegate con due ponti, tra cui quella di Barbana dedicata alla medesima Madonna (ci siamo trovati in pieni festeggiamenti e pellegrinaggio). E poi da Grado, giusto una manciatina di chilometri per arrivare a far base a Portorose, il mare e le spiagge di una Slovenia che luccica ancora, anche nei piatti, di un’Italia che fu.
Guidarla è un piacere
Queste le tappe idealmente tracciate nella nostra road-map. Ma, sarà per quel Jinba Itta, sarà per quella altra sorta di pozione magica di casa Madza che è il Kodo-Soul of Motion, ovvero il saper dare un’anima al corpo della vettura, ecco che quella road-map l’abbiamo sovvertita, integrata da deviazioni di fascino oltre un altro confine, in Croazia, lungo le strade del vino e poi quelle del sale, giusto a ridosso di Porec (Parenzo) dove oltre ai ristorantini che si chiamano Ciao Ciao Rialto c’è la scuola elementare perché l’italiano lo si impari veramente. E ancora e ancora, come se non fosse mai abbastanza (merito anche di uno sterzo preciso e di un motore elastico e vivace che, in modalità sport, lancia un sound obbligovoltarsi) con allunghi da fiabe che sanno d’incantesimi, come quello sulle sponde del lago di Bled, per ritornare poi al cospetto di Lubiana, aristocratica e mitteleuropea capitale slovena.
Dentro si sta benissimo
Tre Paesi, sole cocente ma anche pioggia e persino una grandinata che non ha lasciato nemmeno una bollicina sulla carrozzeria. Il trionfo di questa «Miata» con una capote metallica ad azionamento elettrico che ha fatto comprendere al meglio il Jinba Ittai, l’allestimento Exceed con una bellissima plancia, interni in nappa e quel colore Machine Gray. Ensemble che ha fatto dire stizzito al ragazzo del valet parking: «Ah, lei è quello della Mazda Mx-5 che non vuole farla guidare da un altro».
In attesa del nuovo modello
Un viaggio e un’auto con i colori dell’emozione. Che accendono ulteriore curiosità per il lancio del modello 2019 della Mx-5 che sarà commercializzata in Italia da ottobre: evoluzione delle tecnologie di sicurezza Activsense, affinamenti nel design e il motore Skyactiv 2.0 portato da 6.800 a 7.500 giri/minuto, quindi potenza da 160 a 184 cv. Non fateci l’obiezione che non ci sono vani portaoggetti sulle portiere e che il baule è di soli 127 litri. Ci stanno quattro borse morbide, provare per credere. E se non riuscite a chiudere il baule, scaricate. Il passeggero (o la passeggera) che viaggia con voi.