Zero sostegni: impatto sociale pesante

di Paolo Scudieri, presidente di Anfia

 

A dicembre il mercato auto registra, per il sesto mese consecutivo, un pesante  calo a doppia cifra (-27,5%), nonostante un giorno lavorativo in più a dicembre 2021 rispetto a dicembre 2020 (22 giorni contro 21). Il 2021 – un anno indiscutibilmente difficile per il mercato dell’auto, apertosi in piena  pandemia e ostacolato dai problemi di approvvigionamento e rincari delle materie  prime, a cui si è affiancata una preoccupante crisi della logistica e, in tempi più  recenti, un’impennata dei costi dell’energia – si chiude, così, con poco meno di 1,5  milioni di unità immatricolate, in recupero rispetto al 2020 (+5,5%), ma ancora molto  lontano dai livelli pre Covid-19 del 2019 (-23,9%). Riguardo alle prospettive 2022 per le  materie prime, se per l’acciaio la situazione è probabilmente destinata a migliorare nel  corso dei prossimi mesi, per i microchip occorrerà attendere almeno fino al 2023 e  anche sul fronte della logistica non vedremo così rapidamente un ritorno alla  normalità. 

Purtroppo, inspiegabilmente, la Legge di Bilancio 2022 approvata lo scorso 30 dicembre  non prevede alcuna misura pluriennale di incentivazione all’acquisto di autovetture a  zero e a bassissime emissioni né altre misure a supporto della graduale ripresa del comparto e, soprattutto, della transizione ecologica ed energetica che sta affrontando. D’altra parte i benefici degli incentivi 2021 sulla filiera automotive italiana parlano da sé: sono state prodotte negli stabilimenti italiani il 21% delle auto incentivate della  fascia 61-135 g/km di CO2, il 23% delle auto BEV e PHEV e poco meno del 20% dei veicoli commerciali leggeri, con un fatturato generato dalla componentistica italiana di 280  milioni di euro; su ogni vettura realizzata in Italia, infatti, si contano circa 5.500 euro  di componenti realizzati qui, mentre si arriva a 1.000 euro di impatto positivo a  vettura, per l’indotto italiano, per le auto non prodotte in Italia.

Continueremo l’interlocuzione con le istituzioni per attivare con urgenza un piano  strutturale di accompagnamento alla transizione che comprenda incentivi triennali per  le auto elettrificate e i veicoli commerciali leggeri, insieme a strumenti di politica  industriale che aiutino le aziende a riconvertirsi e a diversificare le proprie produzioni,  puntando su ricerca e sviluppo e sull’aggiornamento professionale del personale.

A oggi, siamo l’unico tra i maggiori Paesi europei a non avere un piano di  incentivazione per la diffusione delle nuove tecnologie in funzione dello svecchiamento  del parco circolante. Inoltre, l’assenza di un piano per la transizione avrà un pesante impatto sociale sul settore, mettendo a rischio oltre 70.000 posti di lavoro nel nostro Paese. 

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