Volevo trasformare Lancia nella Tesla italiana

di Gianfranco Pizzuto*

Non vi parlerò della gloriosa storia di Lancia, questo iconico marchio italiano fondato da Vincenzo Lancia nel 1906 e del suo incredibile patrimonio.
Invece, voglio parlare della “storia d’amore” che ho avuto con il marchio e perché, nel 2017, mi recai a Torino con un progetto.

Tutto iniziò a metà degli anni Settanta, quando ero ai primi anni di liceo. La sorella maggiore di un mio compagno di classe, una bellissima ragazza, possedeva una Lancia Fulvia Coupé di colore bianco avorio con interni in pelle beige. A volte veniva a prendere suo fratello dopo la scuola. Quando arrivava, con la sua Fulvia Coupé parcheggiata di fronte all’ingresso, non sapevo se guardare prima lei o la sua elegante Lancia.

Un giorno mi chiese se volessi un passaggio, avrebbe dovuto comunque passare vicino a casa mia.

Non ricordo se risposi di sì o altro, ero così emozionato che saltai sul sedile anteriore mentre il mio compagno di classe si “accomodò” sulla piccola e angusta panchetta posteriore. Caspita che cruscotto, dissi, addirittura in legno! Ero abituato agli interni economici della Fiat 850 di mia madre.
Il tempo passò velocemente quando una ventina di anni dopo un mio amico, che sapeva del mio vecchio amore, chiamò: “Franco ho visto la tua auto dei sogni! È in vendita e dovresti sbrigarti prima che qualcun altro la compri“. In effetti si trattava di una Lancia Fulvia Coupe di colore bianco avorio. Una delle ultime prodotte, del 1976, la cosiddetta “Fulvia 3”.

L’auto non era in buone condizioni, la qualità di fabbricazione sotto la proprietà di Fiat (dal 1969) non era la stessa dei modelli precedenti. Nonostante tutto, decisi di acquistare l’auto e di restaurarla.
Fu un incubo, il costo del restauro superò notevolmente il suo effettivo valore.
Ma era bellissima! Un’auto perfettamente restaurata, meglio di quando uscì dalla fabbrica. Per un bel po’ mi divertii moltissimo a guidare la mia Fulvia Coupé, ma a un certo punto la vendetti a mio cognato che la tenne in “famiglia” per molti anni.
Visitando il Salone dell’Auto di Francoforte nel 2003, venni attratto dall’affollato stand Lancia. Con mia grande sorpresa potei ammirare quello che, ai miei occhi, apparve come la rinascita della mia Lancia Fulvia Coupé. Era una “concept” creata da Flavio Manzoni per un possibile rilancio del modello.

Chiesi informazioni su quando la macchina sarebbe stata in vendita, ma ottenni solo risposte vaghe. Infatti, contro la volontà di migliaia di “Lancisti” di tutto il mondo, Fiat decise di non produrla e la “concept” Fulvia Coupé del 2003 fu presto dimenticata.
Negli anni seguenti, sotto la guida di Sergio Marchionne, il marchio ebbe un timido tentativo di rinnovamento con modelli derivati dal “cugino americano” Chrysler. La C200 divenne “Flavia” e la C300 “Thema”. Inutile dire che non fu un progetto di successo, la produzione di entrambi i modelli venne presto sospesa.

Nel corso degli ultimi anni, Lancia ha chiuso completamente la rete di concessionari europei ed è rimasta solo in Italia con un unico modello, la “Y”, una city car basata sulla Fiat 500 e Panda con un tocco di “lusso” in più visto che i clienti sono soprattutto al femminile.
In un’intervista del 2014, Marchionne dichiarò che doveva fare “la scelta di Sophie” (dall’omonimo titolo di un film drammatico), nel senso che tra tutti i marchi Fiat aveva scelto di “far morire” Lancia per concentrare le risorse ed investire in un altro marchio di proprietà del gruppo, l’Alfa Romeo.
Nel febbraio del 2014 Fisker Automotive, la società di cui ero comproprietario dal 2007, per sopravvenute difficoltà economiche, andò all’asta. La comprò la multinazionale cinese Wanxiang (ora produttrice della Karma Revero).

Pochi mesi prima tentai di vendere la società al gruppo Fiat-Chrysler ma non ci riuscii. La risposta che ottenni a Torino fu che secondo loro l’auto elettrica (modelli ibridi “plug-in” e totalmente elettrici) non avrebbero avuto futuro mentre credevano molto nel potenziale del metano...
Ciononostante, quell’esperienza mi diede la possibilità di farmi conoscere ad alcuni importanti dirigenti del gruppo.
Finalmente arriviamo al 2017 con la mia ultima start-up “Scuderia-E”. La società ha sede a Salisburgo in Austria e, tra le varie attività, importa la Fiat 500 elettrica dalla California. La “500e” è un’auto prodotta in Messico da Fca e offerta solo in California e Oregon, dove il governo locale impone a tutti i costruttori regole particolarmente severe in fatto di emissioni.

Ben presto, dopo aver importato la prima mezza dozzina di 500e, scoprii i limiti di questo progetto di Bosch-Samsung del 2012. Il pacco batterie da 24 kWh consentiva  un’autonomia massima di 160 km con un tempo di ricarica molto lungo. Insieme a un gruppetto di ingegneri, decisi di migliorare drasticamente le caratteristiche progettando un pacco batteria molto più grande (56 kWh) con presa CCS (Combined Charging System) permettendo di caricare l’auto sia in corrente alternata che continua (“fast” fino a 100 kW).
Questo progetto ha suscitato molto interesse sia in Europa sia in Nord America anche grazie ad un paio di articoli sui media internazionali e aduna pagina Facebook dedicata che parla anche del tentativo di record mondiale per dimostrare che la mia 500 elettrica è in grado di percorrere anche lunghe distanze (da Salisburgo a Oslo, 2.000 km in 24 ore).
Verso la fine dell’estate del 2017 un mio amico “lancista” tedesco, organizzò un incontro con un gruppo di finanzieri interessati a investire in un progetto di auto elettrica. Ma l’auto doveva essere qualcosa di speciale, no minicar o tre ruote! Qualcosa che avrebbe fatto girare la testa alla gente, qualcosa che non avrebbe avuto bisogno di enormi strutture e di alti volumi di produzione.
Dopo un po’ di tempo lasciai cadere la mia “bomba”: facciamo la Lancia Stratos elettrica! Senza dubbio avevo catturato l’attenzione dei presenti. C’era solo un piccolo problema, il nome Stratos era stato nel frattempo acquistato da un miliardario tedesco (fornitore di parti per auto) e non era più nelle mani di Lancia (vedi “New Stratos”).

Quindi, che si fa? Per prima cosa, dovevamo parlare con Fca e vedere se ci avrebbero concesso in licenza il marchio Lancia. I fondi iniziali che potevamo raccogliere non sarebbero stati sufficienti per una totale acquisizione di Lancia e, al contempo, avviare il nostro piano. Per poter proporre il nostro progetto Lancia a Fca avevamo bisogno di un modello che permettesse bassi volumi di produzione con un forte Dna. E qui nasce il nostro piano “B”: produrre la versione elettrica della Lancia Fulvia Coupé basata sul design di Manzoni del 2003.
Grazie a un mio ex compagno di liceo (non quello con la bella sorella!) che attualmente occupa una posizione dirigenziale in Fca,  fui in grado di entrare in contatto con chi seguiva le strategie di Lancia. Dopo varie telefonate ed e-mail, arrivai finalmente a presentare il progetto presso la loro sede di Torino. Erano i primi di dicembre quando venni accolto nella sala riunioni “Vincenzo Lancia” dove presentai, ad un pubblico ristretto, “Il Progetto Lancia” e il suo futuro come marchio “full electric”.

Lasciai passare Natale, ero fiducioso che di lì a poco sarei tornato a Torino per portare la discussione a un livello superiore. Sollecitai quindi il mio contatto in Lancia affinché fissasse una nuova data per il prossimo incontro. Purtroppo, pochi giorni dopo, arrivò una di quelle e-mail molto amichevoli e tipiche delle grandi aziende: “Grazie ma no grazie”.
Tutto finito, i giochi erano chiusi con il mio livello di autostima non proprio al massimo. Però chissà, forse tra non molto il tempo sarà maturo per un altro tentativo?

*Imprenditore ed esperto in e-Mobility

1 Comments

  1. Tieni duro. Idea splendida. Italiani preparati pronti a sostenerti!!

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