“Via elettrica”: entusiasmo (forzato) e tanti punti oscuri
di Pierluigi Bonora
Grandi celebrazioni per il “tutto elettrico” che avanza, anche se in Italia le vetture a sola batteria rappresentano il 4% del mercato seppur con crescite a tre cifre, come le ibride ricaricabili (quota dell’8,6%) che abbisognano comunque sempre della benzina o del Diesel come secondo motore, mentre le ibride non plug-in (motorizzazioni termica ed elettrica che agiscono in sinergia) vantano la penetrazione maggiore, cioè il 28,2%. Questo lo stato dell’arte dei primi nove mesi dell’anno a fronte di una situazione complessiva del settore in peggioramento a causa della mancanza di chip e per gli strascichi della pandemia.
Si celebra in continuazione il “tutto elettrico”, dicevamo, come se fosse assodato che i consumatori si siano ormai votati a questa tecnologia, continuando però a sottovalutare i rischi oggettivi a cui si va incontro: occupazione, problemi nelle riconversioni produttive e distributive, infrastrutture insufficienti, tempi di attesa alle colonnine, autonomie reali delle batterie, gap di prezzi e sussidi statali sempre necessari, lati oscuri dietro le politiche ambientaliste e dei movimenti collegati, una sorta di censura sugli sviluppi “green” delle forme di alimentazione tradizionali, il rischio di vedersi invadere da prodotti asiatici elettrici a basso costo a cui l’Europa sta spalancando le porte con conseguenze immaginabili per l’industria continentale.
Insomma, una “via elettrica” per nulla chiara e con molti punti di domanda e, soprattutto, un’imposizione dall’alto, nel caso europeo dettata a Bruxelles dalla Germania, la stessa che ha seri problemi di decarbonizzazione visto che, da sola, genera il 3,1% delle emissioni mondiali di CO2 contro il 4,9% del resto del Vecchio continente. Urge, a questo punto, fare chiarezza e puntare sul diritto, da parte dei consumatori, di scegliere il tipo di motorizzazione – ovviamente di ultima generazione e virtuosa – più confacente alle proprie esigenze e possibilità.
Troppe le ricerche e gli studi, alcuni dei quali si contraddicono tra loro, sul rapporto tra il nuovo modello di mobilità elettrica – imposta – e il consumatore. La tendenza è di far passare il messaggio che “va tutto bene” e che “con l’elettrico saranno spazzati via tutti i problemi legati ai cambiamenti climatici e all’inquinamento”. Ma è proprio così?