Veicoli industriali, ancora tanti i nodi da sciogliere
Sulla base dei dati di immatricolazione forniti dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Centro Studi e Statistiche di Unrae ha elaborato le stime relative all’andamento del mercato per il mese di dicembre 2017, che indicano una contrazione delle immatricolazioni di veicoli industriali con massa totale a terra superiore alle 3,5 t pari a -6,8% rispetto al dicembre del 2016 (quando furono immatricolate 3.289 unità contro le 3.065 del dicembre 2017). Dopo l’ottima performance del 2016, in cui il mercato dei veicoli industriali segnò una crescita del 56%, l’intero anno 2017 ha subito un progressivo rallentamento, fino a fermarsi ad appena un +2,4% rispetto al 2016 (con 24.351 unità immatricolate contro 23.791). Anche il comparto dei veicoli pesanti, con massa totale a terra uguale o superiore alle 16 t, nel mese di dicembre 2017 ha registrato segno negativo, il secondo dall’inizio dell’anno, con -4,0% sul dicembre 2016 (2.480 unità immatricolate contro 2.583). Questo comparto si conferma l’unico in territorio positivo, grazie ad un cumulato di 19.636 unità immatricolate contro 18.422, che indica un incremento del 6,6% sul 2016.
Le preoccupazioni del presidente Fenoglio
“I dati restituiti dalle stime effettuate dal nostro Centro Studi e Statistiche – commenta Franco Fenoglio, presidente della Sezione Veicoli Industriali di Unrae, l’Associazione delle Case automobilistiche estere – ci presentano la situazione non certo brillante di un mercato che – per quanto con segno positivo – continua a rallentare nonostante le misure adottate in favore degli investimenti. Allo stato attuale si può prevedere un 2018 al massimo in linea con l’anno appena concluso, anche in conseguenza dell’incertezza della situazione politica nel nostro Paese. Incertezza che potrebbe ripercuotersi negativamente sulla tempestività dell’emanazione dei decreti necessari per rendere disponibili i fondi stanziati nella Legge di Bilancio 2018 per gli investimenti nell’autotrasporto, facendo venir meno la continuità nella erogazione dei medesimi, cosa che – come già più volte denunciato – crea incertezze dal lato della domanda”. “Anche a prescindere dalle conseguenze negative derivanti dalla mancata strutturazione delle misure di sostegno – continua Fenoglio – siamo in presenza di una anomalia che dovrebbe far riflettere. Infatti, se è vero che l’economia italiana si sta riprendendo, e tra i vari indicatori di tale ripresa c’è anche l’incremento della domanda di trasporto, sembra lecito domandarsi perché il mercato dei veicoli industriali sia in frenata e, conseguentemente, quali vettori – e con quali veicoli – rispondano all’incremento della domanda italiana di trasporto, non solo internazionale”.
I fatti di cronaca
“Le cronache dei primi giorni di quest’anno – sottolinea quindi Fenoglio – hanno inoltre registrato un sensibile aumento degli incidenti che vedono coinvolti veicoli pesanti. Il problema della sicurezza della circolazione e del trasporto si affaccia quindi prepotentemente alla ribalta, richiamando ancora l’attenzione sull’importanza del rinnovo del parco non solo per garantirne la sostenibilità ambientale. Si ricordi che l’adozione dei più sofisticati dispositivi di sicurezza è stata resa obbligatoria sugli autocarri dal 1° novembre del 2015. Su un parco di 638.500 veicoli industriali circolanti in Italia, quelli immatricolati successivamente a quella data rappresentano il 4,2%. Una percentuale ancora decisamente troppo bassa per garantire un miglioramento sensibile del livello di sicurezza generale. D’altro lato, siamo consapevoli del fatto che a influire sul livello di sicurezza e di sostenibilità dell’autotrasporto di merci possa essere anche il livello di professionalità dei conducenti che sono alla guida dei veicoli di ultima generazione che circolano sulle nostre strade, le cui potenzialità possono essere pienamente e correttamente sfruttate solo da personale adeguatamente preparato. La situazione di grave carenza di conducenti che si riscontra nell’Europa occidentale e gli abusi nel distacco internazionale di autisti reclutati a basso costo nei Paesi dell’Est europeo, insieme con il mancato rispetto delle regole sui tempi di guida, contribuisce sicuramente ad aumentare il rischio di incidenti”.
Si guarda al nuovo governo
“Unrae – conclude Fenoglio – si prepara a collaborare con il prossimo governo per risolvere questi ed altri problemi che mettono in sofferenza l’autotrasporto italiano, ne minano la competitività e deprimono il mercato dei veicoli industriali, proponendo soluzioni praticabili in sintonia con tutti gli altri operatori del comparto”.