di Paolo Artemi, vicepresidente di Uiga (Unione italiana giornalisti automotive)
Torino e il Mauto rimangono il punto focale dell’auto in Italia. E proprio qui, a Torino, si è tenuta in ottobre la grande festa per assegnare il premio Auto Europa 2022. La votazione, organizzata dall’Uiga, l’Unione Italiana dei Giornalisti dell’Automotive, giunta alla trentaseiesima edizione, ha attribuito il premio allaFiat Nuova 500 elettrica.
Parlare di auto a Torino, la città che ha democratizzato l’uso di questo mezzo di trasporto, che è stata la culla mondiale della bellezza a quattro ruote grazie alla genialità dei suoi carrozzieri e stilisti, in casa dell’ASI, l’Automotoclub Storico Italiano, partner di Uiga nell’organizzazione del Premio Auto Europa, è stata anche l’occasione di fare il punto su quello che sta succedendo in questo strategico settore del trasporto.
Perché le auto sono importanti, ma anche gli automobilisti meritano attenzione. Uno degli obiettivi non realizzati da Uiga è stata l’organizzazione di un Flash Mob con protagoniste le variegate categorie degli utenti della strada. Il claim sarebbe stato “Tutti insieme per una mobilità sostenibile e sicura”.
Perché tutti noi siamo alternativamente automobilisti e pedoni, motociclisti e utenti dei mezzi pubblici, ciclisti e scooteristi, fruitori di auto in sharing e monopattini elettrici. Di recente ho intervistato Pier Francesco Caliari, direttore generale Confindustria Ancma, che rappresenta e ha a cuore gli utenti delle due ruote. Gli ho chiesto come si può agire per costruire un rapporto di collaborazione tra motociclisti, ciclisti, monopattinisti e automobilisti e mi ha sorpreso non poco questa sua dichiarazione: “Per educare gli utenti della strada di domani occorre insegnare sin dalle scuole materne l’educazione civica, il rispetto delle regole, e immettere in loro un senso di vergogna quando si trasgrediscono le regole invece di una ottusa e irresponsabile arroganza”.
Avete mai visto un tipo scendere dalla sua auto, fiondarsi sulle strisce pedonali e inveire contro un automobilista che non rispetta il suo sacrosanto diritto di precedenza in qualità di pedone? A me è capitato, e penso che potrebbe bastare un gesto con la mano da parte dell’automobilista disattento, un gesto di scusa, l’assunzione di un tantino di vergogna per non aver rispettato le regole a stemperare la situazione. Al tempo stesso, quel gesto potrebbe far riflettere l’automobilista-pedone sul suo modo di affrontare le centinaia di strisce pedonali che incontra ogni giorno sul suo tragitto.
E questo modo di relazionarsi con gli altri vale per chi arriva sparato a una rotonda, per chi supera dove c’è la riga continua fregandosene dei limiti di velocità mentre un altro automobilista li rispetta, per il ciclista che va in senso vietato, per l’utente di un monopattino elettrico che fa lo slalom tra i pedoni, per chi legge gli sms mentre guida, o chi ascolta musica con le cuffie mentre va in bicicletta. Gli esempi sono infiniti e li conosciamo tutti perché li abbiamo visti, fatti, sentiti raccontare, vissuti.
Altro che vergogna, starete pensando. chi si permette di criticare queste persone minimo viene mandato a quel paese. E’ vero, ma perché non essere ottimisti e immaginare un paese dove i virus della vergogna e del rispetto si propaghino fino a diventare quello che significavano in passato. La vergogna per i nostri antenati era un modo per sopravvivere, perché perdere la stima degli altri poteva esporre a rischi.
Il rispetto delle regole, invece, è fondamentale per avere riguardo della libertà degli altri e di conseguenza garantire quella di ciascuno di noi. Spesso porto al parco giochi la mia nipotina: quando vedo che nella sua spontaneità – come molti bimbi – non rispetta la fila per salire su uno scivolo, glielo faccio notare. Adesso ha “imparato” che si sale uno alla volta senza scavalcare gli altri bimbi, soprattutto i più piccoli, e che i giochi si condividono. Certo che spiegarle perché gli altri genitori e nonni e baby-sitter, distratti dal telefonino o dal parlare tra loro, non lo fanno, non mi riesce altrettanto bene. Proprio come spiegarle la differenza tra un’ambulanza con la sirena accesa e un’auto comune che sfrecciano sulla corsia d’emergenza mentre gli atri sono fermi in fila.
Il rispetto di una regola che non costa nulla, ma che ha dei ritorni inimmaginabili sulla sicurezza dei ciclisti l’ho scoperta in Olanda. Fin dalla scuola inferiore, mi hanno raccontato, a bambine e bambini si insegna ad aprire la porta dell’automobile quando si deve scendere usando la mano e il braccio più lontani dalla maniglia.
Il passeggero di destra userà la mano sinistra in modo tale da ruotare la testa e sbirciare se c’è una bicicletta o chissà che altro in arrivo. Ovviamente chi sta a destra userà la sinistra. Un gesto che, in fondo, non costa nulla, ma può salvare una vita.