Foto: Claudio Spinaci, presidente di Unem

Unem: il PNRR “dimentica” il settore petrolifero

“Nei mesi scorsi abbiamo presentato in varie sedi, nonché ai ministeri competenti, le proposte per contribuire in modo determinante al processo di decarbonizzazione del  nostro Paese nel settore dei trasporti. Alla base della nostra proposta c’è la graduale riconversione industriale della filiera, al fine di produrre e commercializzare i low carbon  liquid fuels ritenuti indispensabili per garantire nel lungo termine una mobilità  sostenibile sia dal punto di vista ambientale che socio-economico. Proposte del tutto ignorate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) trasmesso al Parlamento che  dovrebbe rappresentare la roadmap per far ripartire un Paese stremato dalla pandemia  e, al contempo, indirizzarlo verso la soluzione dei suoi storici ritardi”.

È quanto si legge nella lettera inviata ai Gruppi parlamentari di Camera e Senato dal  Presidente di Unem, Claudio Spinaci, in vista dell’avvio della discussione che dovrebbe  portare alla sua approvazione. Una lettera nella quale si ribadisce, ancora una volta, il mancato riconoscimento del ruolo strategico della filiera petrolifera nell’ambito di una transizione né semplice né immediata, che “impedisce, nei fatti, l’attivazione degli investimenti necessari per la sua  evoluzione, sia da parte delle aziende nazionali che di quelle internazionali. Una  mancanza di attenzione che potrebbe diventare un rischio per la sicurezza energetica  del Paese“.

Ciò al contrario di quanto sta accadendo nel resto d’Europa dove investimenti per lo  sviluppo dei biocarburanti “waste/plastic to fuels”, impianti per gli e-fuels e produzione  di idrogeno “verde” e “blu” sono incoraggiati e sostenuti dai Governi. Investimenti che il settore sarebbe in grado di esprimere, con un importante effetto  moltiplicatore sulla nostra economia, considerato che le proposte avanzate dalle aziende associate ad Unem comprendono oltre 86 progetti, per un totale di circa 8  miliardi di euro di investimenti entro il 2026.

In assenza di risposte, conclude la lettera, “corriamo il rischio concreto di depotenziare fortemente una filiera industriale determinante per la competitività presente e futura del Paese“.

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