Ue e l’auto: errori di valutazione che costeranno caro

di Massimo Ghenzer*

Il mercato europeo dell’auto inizia l’anno con il segno meno. Si sono vendute 90mila automobili meno del gennaio 2019, mese negativo rispetto al gennaio 2018. Tutti e cinque i mercati principali – Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Spagna – hanno iniziato l’anno con il segno meno. Probabilmente c’è un effetto negativo dovuto alla forzatura e anticipazione delle vendite che è stata fatta dalle Case auto nel dicembre 2019, ma i problemi di fondo rimangono e la vera sfida, in questo 2020, sarà come affrontarli, risolverli e quindi neutralizzare l’effetto negativo sul livello di produzione nel Continente europeo, preservando i posti di lavoro. Compito non facile.
L’Europa ha dichiarato guerra al diesel in maniera affrettata e incauta, creando incertezza e ansia nei consumatori e riducendo di molto gli acquisti di vetture a gasolio e il valore delle auto usate. Tutto ciò ha un costo notevole che non sarà semplice neutralizzare. Peraltro, con la determinazione del livello di emissione massimo a 95 g/km di CO2, molte Case saranno soggette a multe milionarie, perché le fabbriche non sono ancora pronte a soddisfare tali limiti. Questo è un altro costo che inciderà non poco sui conti economici delle costruttori nei difficili anni di transizione.
Le automobili elettrificate, ovvero, ibride, ibride con la spina ed elettriche, costano di più e i governi stanno incentivando solo parzialmente l’acquisto di questi veicoli virtuosi. Il costo di incentivazione ricade, quindi, in maggior parte sulle Case e sulle reti di distribuzione, riducendo i profitti e ponendo seri problemi di liquidità alle reti dei concessionari che vengono da dieci anni difficili post crisi 2008. Peraltro, l’economia dell’Europa non gode di ottima salute e i cittadini soffrono questo stato di crescita limitata con la stagnazione dei loro redditi individuali e, in molti casi, con problemi di impiego. La tendenza, in molti casi, è quella di aspettare e rimandare gli acquisti a tempi migliori. Il Coronavirus, inoltre, rappresenta una variabile ancora da definire.
La sensazione spiacevole è che le istituzioni europee abbiano tirato troppo la corda sui temi clima e inquinamento senza avere calcolato bene i costi della riconversione industriale e la vera fattibilità economica. Un errore strategico molto grave che richiede una valutazione più realistica di ciò che possiamo permetterci e la sua graduale realizzazione. Comunque, qualche segno positivo si comincia a vedere negli acquisti di vetture elettrificate, enel 2019 se ne sono vendute di più, ma ancora non abbastanza per scongiurare le multe. L’obiettivo della riduzione delle emissioni di CO2 è irrinunciabile se vogliamo invertire il tema del riscaldamento globale, ma dobbiamo farlo con i tempi necessari sia economicamente sia industrialmente.

Puntare tutta l’attenzione sulle vetture elettriche non è realistico. La visione più saggia e condivisibile è che il futuro dell’auto sarà più articolato e, per molti anni ancora, le vetture tradizionali avranno mercato, mentre le automobili ibride e quelle ibride con la spina sono la risposta pragmatica all’inquinamento. Le elettriche ben vengano, ma per le lunghe percorrenze autostradali sono ancora un prodotto di nicchia e non di massa finché non si risolvono i punti di ricarica, i tempi di ricarica e l’autonomia, senza escludere l’aumentata produzione di energia elettrica rinnovabile necessaria per alimentarle. Nel 2020 tutti questi nodi verranno al pettine e richiederanno una risposta strategica e attuabile.

*Presidente di Areté-Methodos

 

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