Triumph Spirit of 59, la seconda vita delle Classic

di Federico Falsini 

Correva il 1902 quando a Coventry alla produzione di biciclette venne affiancata la novità del motore a scoppio: nascono così le motociclette Triumph.
Il marchio che ha fatto la storia del motociclo assieme ad altri elitari brand, ha solcato l’intero secolo cavalcando momenti d’oro come altri meno raggianti. L’avventura della moderna Triumph, acquistata da John Bloor nel 1984, prende vita nel ’90 spostando la sede a Hinkley dove ha inizio la nuova produzione di moto. Purtroppo non sono mancati i periodi difficili, come l’incendio che distrusse quasi interamente lo stabilimento nel 2002. Ma con grande spirito di riscossa, la proprietà e i dipendenti stessi si rimboccarono le maniche e in 6 mesi la produzione fu di nuovo operativa. La costante ricerca della qualità nei dettagli (i filetti di finitura sulla verniciatura sono rigorosamente fatti a mano e firmati dall’autore) ha portato ad un basso tasso di garanzia quasi a livello giapponese, con una produzione di circa 67000 moto che si traducono in un 7% di mercato.

Le origini 

È con questo spirito di volontà e libertà che Triumph ha voluto intitolare l’evento Spirit of 59, celebrando la prima Bonneville che ebbe i natali nel 1959, perciò oggi festeggia 59 anni. Portati benissimo… La location scelta è stata Firenze con la splendida cornice del Chianti per la presentazione di tutta la gamma classic, tra cui Street Twin-Scrambler-Street Cup, Bonneville T100-T120, Bobber, Speedmaster, Thruxton. E gli incantevoli 100 km della campagna toscana mi hanno permesso di provare la Bonneville T120, la nuova Speedmaster e la Street Twin. Ma andiamo con ordine…

Bonneville T120 

Il giro di prova prevede tre cambi moto e inizio proprio con l’intramontabile Bonnie. Solo che oggi la moto in questione era dotata del nuovo motore 1200, e la birra extra si sente…eccome! Chi già la conosce non ha bisogno di presentazioni. Per chi ha vissuto gli ultimi 50 anni su Marte, la Bonneville è la più classica tra le classiche. Sella lunga, impostazione guida naturale, look intramontabile.
Sono anni ormai che la qualità Triumph niente ha da invidiare ai marchi nipponici, in primis il motore che gira come un orologio. Il doppio disco anteriore fa sentire la differenza rispetto al singolo della T100, sebbene la tipologia di moto non indurrebbe a una guida troppo sportiva.
Ma senti il motore che già ai bassi scalpita… ha voglia di gridare come un neonato quando ha fame.
E chi sono io per negare un piacere a un pargoletto supplicante? Magari non ha la personalità di Ducati o un HD, ma è un propulsore che sa farsi piacere. Se poi aggiungiamo una trasmissione esemplare, con una frizione dallo sforzo inesistente, ecco che tra le curve della strada Chiantigiana inizia un meraviglioso valzer. Tutto bene quindi? Sì, perché i nei che ho riscontrato sono un po’ di effetto on/off con la mappa più sportiva e una poca presenza di suono allo scarico, risolvibile con uno dei tanti a catalogo Triumph (la gamma accessori conta ben 150 personalizzazioni). Ho anche avuto difficoltà a trovare il freno posteriore che rimane moto vicino al motore. Forse le scarpe pesanti indossate oggi (un vento gelido che ci ha accompagnato per tutta la mattina) mi hanno impedito un immediato affiatamento con il comando a pedale. Ma è durato il tempo di acclimatarmi con l’inglesina, che con la sua dinamica facile mi ha richiesto poche volte l’uso del comando. Per la guida l’ho detto all’inizio e lo ripeto: la Bonneville non è più una moto, è una istituzione. Pertanto la si conosce e se la si accetta per come è di sicuro non delude.

Speedmaster 

 Ed eccoci al primo cambio moto e salgo sulla nuova Speedmaster. La prima cosa che colpisce, come se non più della precedente T120, sono le impeccabili finiture. La moto è fatta proprio bene, una bella pulizia meccanica, poca plastica, tanto metallo e lavorazioni di pregio. Metto in moto, la posizione guida stile custom con le pedane avanzate non mi spaventa, anzi. Ho trovato infatti questa due ruote molto comoda e anche le sospensioni hanno ben assorbito i tratti stradali sconnessi. Il motore, ancora una volta, si è palesato come la vera attrattiva. Sa essere dolce e pastoso (specie nella modalità Rain), ma se gli si chiede di tirare fuori le unghie non graffia, sbrana. Quasi sorprende perché a vederla parcheggiata ti da l’idea della moto sorniona da passeggio e invece… A differenza della Bonnie lo scarico ha una presenza più maschia. Se prima parlavo di “neonato che grida perché ha fame” beh qua vi è un tenore che urla in gabbia. La dinamica è quella che ti aspetti: inutile “spigolare” le curve quando sul mezzo su cui si è seduti ha le pedane poste a “Capo Nord”.
Semplicemente, va guidata come richiede lei. Traiettorie più tonde e larghe senza staccate dell’ultimo metro. Se la si asseconda, diventa divertente e poco ha da invidiare alle sorelle. Ho limato ripetutamente le pedane in curve e controcurve, credo che a lungo andare i costi di gestione saranno più alti per i puntali delle pedane da sostituire che altro… Cosa non mi è piaciuto? Niente. Davvero, sarà che mi sono subito reso conto di come voleva coccolarmi.
Come una donna dalla forte personalità. Se la si comprende la si ama, se la si vuole domare la si odia. E la moto è femmina… 

Street Twin 

Ultimo cambio moto e mi aspetta la piccola di casa Triumph, la Street Twin. Non ha disatteso l’idea che mi ero fatto, ovvero una moto facile e leggera. Adatta a principianti e non ma soprattutto indicata per il gentil sesso. L’ho guidata per pochi chilometri (poi spiegherò il perché) e riconosco che il motore non mi ha entusiasmato da subito, ha richiesto qualche chilometro per conoscerlo. Ma scendevo da un 1200 con una coppia vigorosa, forse sarebbe stato meglio guidarla per prima. Le sensazioni raccolte sono riassunte in un “facile-leggera-mai impegnativa”. E’ veramente un fuscello, da subito ci si trova a proprio agio e la si butta giù in curva senza sforzo. Chiaro, non si può pretendere una guida dimenticandoci del cambio come sulle sorelle T120, ma vi assicuro che frecce al proprio arco ne ha molte. Ah, tra l’altro molti tra gli amici tester che hanno preso parte all’evento sono rimasti molto impressionati dallo Scrambler.
Peccato non averlo provato perché…. Perché al rientro dopo pranzo è capitato che ho scambiato la moto assegnata (la Street Twin appunto) con un altra perché il tester non si trovava a suo agio. Quale? Lo avete già capito…ho sentito il richiamo de ”il padrone della velocità”, quella Speedmaster incantatrice  che mi ha stregato con quel suo incredibile motore. I 40 km di rientro in hotel sono stati una conferma di ciò che ho scritto poc’anzi: pura goduria !

Dimenticavo, fino al 31 maggio prenotando un demo ride dal sito www.triumphmotorcycles.it  si ha diritto a partecipare ad un concorso che mette in palio una Bonnie tutta speciale realizzata da Kaos Design in pezzo unico. Non so voi, ma sto meditando di presentarmi più di una volta con barba e baffi finti…

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *