Trasporto: e se andasse in smart working?
di Franco Fenoglio, esperto di autotrasporto
È stata una corsa contro il tempo quella messa in atto recentemente per liberare il canale di Suez. Una portacontainer incagliata ha impedito la navigazione di una delle principali arterie mondiali del traffico merci, con conseguenze disastrose per l’economa mondiale. Centinaia di navi bloccate con a bordo merci di ogni tipo; dal canale di Suez passa oltre il 10% del commercio mondiale.
Una situazione drammatica che ha portato alla luce, ancora una volta, il legame indissolubile esistente tra economia e trasporto. Una situazione drammatica che dovrebbe portarci a riflettere sul fatto che se si ferma il trasporto, si ferma il mondo. La pandemia globale ha portato all’attenzione di tutti la strategicità di un settore che ha continuato ad operare, seppur tra mille difficoltà, continuando a garantire l’approvvigionamento delle merci. Eppure, spenti i riflettori, le belle parole spese a favore dell’autotrasporto e della logistica durante il lockdown, l’attenzione mediatica, la definizione di “eroi”, sono state presto dimenticate. Memoria corta, anzi cortissima.
La fotografia che mi arriva su whatsapp raffigura un segnale di divieto e una mano nera che intima l’alt a tutti i trasportatori: “È vietato l’accesso ai locali aziendali, compresi bagni e distributori automatici”. La frase scritta in piccolo nella riga sottostante, “Ci scusiamo per il disagio temporaneo”, non riesce ad addolcire l’impatto negativo di un divieto tanto categorico quanto inumano e ingiustificato. Al tempo stesso, sono inumane le condizioni degli ambienti a loro disposizione e la mancanza di punti di ristoro dopo le 18 su strade statali e provinciali. Così come è ingiustificata la scarsità di aree di servizio.
La libera circolazione delle merci è una delle libertà fondamentali garantite dall’ordinamento giuridico dell’Unione europea eppure continuano senza sosta le limitazioni al transito lungo l’asse del Brennero, mentre i nostri trasportatori sono stati costretti a sottoporsi al tampone per entrare in Germania.
Il lockdown e la pandemia ci hanno insegnato lo smart working: qualcosa che era solo appannaggio di pochi fino all’anno scorso, ora riguarda invece la quotidianità di molti. Molti, ma non certo tutti. Forse dovrebbero sperimentare anche i nostri autotrasportatori qualche giorno di “lavoro agile”. Basterebbero pochi, pochissimi giorni per far comprendere a tutti, ancora una volta, come il trasporto merci sia un settore di sicurezza per il Nostro Paese.
Autotrasporti in smart working, per avere l’attenzione di una politica incapace di pianificare a medio e lungo termine, prendendo coscienza una buona volta che trasporto vuol dire logistica e che le due cose insieme rendono un Paese più forte e in grado di competere a livello globale. Autotrasportatori in smart working con la speranza di rientrare tra le categorie da vaccinare al più presto, per continuare ad effettuare il trasporto merci in totale sicurezza.
La speranza è quella che il trasporto possa essere finalmente posto al centro dello sviluppo economico del Paese, mettendo gli autotrasportatori in condizione di fare bene il loro mestiere, prima che possano anche solo pensare di mettersi realmente in smart working.