Transizione “green”: solo con una giusta transizione sociale

di My-Linh Ngo, Head of ESG Investing & Portfolio Manager, BlueBay Asset Management

La pandemia di Covid-19 ha riportato all’attenzione il fattore “S” di ESG, anche nel mondo degli investimenti. Innanzitutto, ha evidenziato la necessità di garantire salute e benessere di lavoratori, fornitori, clienti e comunità. Le aziende che hanno intrapreso un approccio progressivo, inclusivo e responsabile in tal senso probabilmente saranno più resilienti in futuro. Sebbene non sia chiaro per quanto dureranno le nuove modalità di lavoro, non vi sono dubbi che alcune di esse persisteranno, come il lavoro flessibile. Tale cambiamento non è necessariamente negativo, anzi permette ai datori di lavoro di allargare la platea di talenti a disposizione, mentre per i dipendenti significa un equilibrio lavoro-vita privata potenzialmente migliore.

Il Covid ha anche acceso i riflettori su alcune delle disuguaglianze (sanitarie e non solo) che esistono nelle società. Il virus ha avuto un impatto sproporzionato su molte persone già svantaggiate e discriminate per fattori come accesso a istruzione, abitazione e lavoro. Anche le campagne vaccinali avviate dai Paesi ad alto reddito hanno mostrato disuguaglianze e un’incomprensione delle implicazioni che ciò ha per la ripresa globale. Il mondo non si libererà dal Covid finché le vaccinazioni non saranno accessibili a tutti.

In sostanza la pandemia ha ricordato a tutti che per raggiungere gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite sarà necessario occuparsi sia della sostenibilità sociale sia di quella ambientale.

Come abbiamo visto con il cambiamento climatico, la transizione verso minori emissioni non può avvenire senza una transizione equa per lavoratori, comunità, consumatori e cittadini. Inoltre, l’attenzione alla stewardship è importante per rendere sistematica la necessità di affrontare le questioni sociali e i diritti umani, mettendo in evidenza la necessità di bilanciare l’engagement a livello aziendale con l’aspetto politico e normativo se vogliamo vedere un vero progresso sostenibile.

Guardando al 2022, riteniamo vi siano una serie di temi sociali che saranno particolarmente rilevanti. Molti di questi non sono nuovi, ma ci aspettiamo maggiore focus su di essi. In ogni caso, è chiaro che le questioni sociali abbiano riguadagnato una certa priorità grazie alla pandemia e che ciò continuerà nel 2022 e oltre.

Pratiche e relazioni di lavoro (lavoratori e fornitori): con l’emergere della debolezza delle supply chain, soprattutto per i fornitori con pratiche sanitarie e di sicurezza deboli, continueremo a vedere sforzi per migliorare questi aspetti. Dal lato dei dipendenti, l’aspettativa di una modalità di lavoro più flessibile è diventata la norma, e sebbene crei nuove opportunità, pone anche la sfida di mantenere una cultura coerente e una connessione tra aziende e dipendenti.

Cyber security: la tendenza alla digitalizzazione implica che le violazioni informatiche saranno più comuni, complesse e importanti. La pandemia ha obbligato molte più persone ad essere connesse. I diritti umani in un mondo più connesso vanno dalle interruzioni di internet che negano alle persone l’accesso alle informazioni critiche, al lavoro e all’espressione di sé, all’hacking governativo che viola la privacy e alle potenziali violazioni della libertà di stampa.§

La transizione “giusta”: la transizione verso un mondo a basse emissioni non può avvenire senza una giusta transizione per lavoratori, comunità, consumatori e cittadini. La gestione della dimensione sociale contribuisce infatti a ridurre i rischi sistemici, migliorare il capitale umano, ridurre le disuguaglianze e costruire comunità più resilienti. L’espressione ‘Just Zero’ potrebbe iniziare a diventare popolare insieme a “Net Zero”.

Diritti ambientali: a marzo 2021 più di 150 Stati hanno adottato una risoluzione delle Nazioni Unite che riconosce una qualche forma di diritto a un ambiente sano negli accordi internazionali o nelle costituzioni nazionali, nella legislazione o nelle politiche. Se dovessimo iniziare a vedere un approccio alla natura e all’ambiente basato sui diritti umani, ciò potrebbe aprire la strada a un riconoscimento globale di tale diritto, promuovendo una maggiore partecipazione nella gestione di terre e risorse, nella protezione degli indigeni e di chi è attivo per la salvaguardia ambientale.

Risultati positivi sul fronte sociale: stiamo vedendo sempre più investitori attivarsi in modo proattivo per offrire soluzioni che offrano risultati positivi sia per le persone che per il pianeta. Maggiore domanda di dati sociali: con la maggiore enfasi sul fattore “S” crescerà anche la domanda di dati “sociali”. Vedremo crescere la richiesta di informazioni affidabili, comparabili e tempestive in diversi ambiti sociali, per permettere una migliore individuazione e valutazione dei rischi e delle opportunità.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *