di Cristiano Donelli, consigliere politico nella delegazione della Lega in Commissione industria, energia, ricerca dell’Ue
Dopo infinite discussioni sulle nuvole tra fan e critici della mobilità elettrica, ora si fa sul serio, ma non tanto per l’ancora esigua percentuale di veicoli elettrici nel parco auto bensì per la prima serie corposa di licenziamenti collegata a essa. Avendo ben in mente che l’indotto del settore è grande e fatto anche di tante Pmi meno note e già da tempo in difficoltà, le aziende che annunciano ora i tagli sono i leader della componentistica per il settore automotive, il colosso di matrice tedesca Bosch e l’altrettanto significativa Marelli, uno storico gioiello italiano di tecnologia che con poco clamore mediatico 2 anni fa è passato da mani italiane (ex gruppo Fiat, Fca) al solido fondo globale KKR & Co. Inc.
Le società impattate provano a sottolineare correttamente il lato propositivo della faccenda, cioè gli investimenti che fanno e faranno nel nuovo tipo di componentistica che servirà per la mobilità che si sta prospettando, ma è purtroppo un tentativo debole perché non ci si siede con il Ministero dello Sviluppo Economico quando le prospettive per il futuro sono rosee.
La mobilità basata puramente sull’elettrificazione diretta per ora pare più un pozzo di San Patrizio che un’opportunità di miglioramento, perché richiede sovvenzioni per chi vuole acquistare queste costose automobili, richiede sovvenzioni per le infrastrutture che dovranno ricaricare le grosse batterie che appesantiscono questi veicoli, richiede sovvenzioni per le aziende che devono ridurre l’occupazione nel nostro Paese e che non vorremmo decidessero di abbandonarci del tutto, richiede sovvenzioni per le persone che hanno modo di formarsi e ricollocarsi, richiede sovvenzioni in ultimo per supportare i tanti che purtroppo rimarranno indietro.
Il cambiamento deve sempre basarsi sulle persone, sui loro bisogni, sui loro obiettivi e anche sulle loro sicurezze. Purtroppo finora, ahinoi soprattutto nella nostra civile Europa che dovrebbe basarsi sul rispetto dei valori umani, ci si è arroccati sulle utopie estremiste di decisori tecnico-politici che con snobismo e mancanza di empatia distruggono il valore economico e sociale che con grande impegno era stato costruito sui nostri territori da gente illuminata.
Fermiamoci prima che sia troppo tardi e grazie anche a giornalisti dalla grande competenza specialistica e onestà intellettuale, come Pierluigi Bonora, si crea una consapevolezza che può aiutare una salvifica frenata prima di cadere nel burrone.