Transizione ecologica: il Cingolani-pensiero è da seguire
di Pierluigi Bonora
Al di qua e al di là dell’Atlantico ormai si fa a gara su chi avrà la maggiore percentuale di auto elettriche nel 2030. Dopo Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, con il suo piano “Fit for 55”, è ora la volta della Casa Bianca. Il diktat di Joe Biden: le Case automobilistiche si devono impegnare affinché il 40% o più dei veicoli che vendono negli Stati Uniti saranno elettrici entro la fine del decennio. Da parte loro, i costruttori, come informa puntualmente “Automotive News”, sono alla ricerca di sostegni da parte del Governo per raggiungere questi obiettivi: sussidi o finanziamenti per la ricarica di infrastrutture come quelli contenuti in un disegno di legge che sta per passare attraverso il Senato.
Che dire? Che ovunque nel mondo le enunciazioni si susseguono senza tener conto, o meglio senza voler da subito pensare seriamente, alle inevitabili ricadute sui settori industriali locali e le inevitabili emorragie occupazionali. In Italia, secondo i sindacati, i posti a rischio sarebbero oltre 60mila, più di 200mila sia in Francia sia Germania, senza contare gli altri Paesi europei. E stupisce la leggerezza con cui alcuni politici e anche manager con responsabilità nel settore automotive parlino di tutto, tranne che dei gravi problemi che già affiorano e, ahinoi, si cominciano a toccare drammaticamente con mano specialmente nel nostro Paese.
Meno di 9 anni, da qui al 2030, e meno di 14, da qui al 2035, allorché non dovrebbero essere più prodotte vetture con motore a benzina o Diesel, possono essere considerati ancora lontani, oppure praticamente dietro la porta. Personalmente, sono per la seconda ipotesi. E fa piacere che una persona come Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica, sia dalla parte della ragione anche con il rischio di pagare di persona (la richiesta della sua testa da parte dei delusi grillini) questo buon senso(aspetto molto lontano dai 5 Stelle che hanno insistito per il cambio del nome da ministero dell’Ambiente a ministero della Transizione ecologica).
“Una transizione giusta non può danneggiare i lavoratori e le imprese, e sono convinto del fatto che le filiere italiane consolidate vadano salvaguardate“. Il Cingolani-pensiero, emerso questa volta in un’intervista al “Corriere della Sera”, guarda in faccia alla realtà e deve essere preso come linea di riferimento non solo in Italia, ma anche nel resto dell’Europa.