Transizione e lavoro: produzioni in bilico
di Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile automotive e Walter Schiavella, coordinatore Area Politiche Industriali e Reti di Cgil
Positivo il fatto che si sia tenuta la prima riunione del gruppo “Aspetti produttivi e industriali” relativamente al Tavolo automotive, che è stato presieduto dal viceministro allo Sviluppo economico, Gilberto Pichetto Fratin, che ha manifestato la volontà del Mise di continuare il confronto. È necessario recuperare il tempo perso negli ultimi anni altrimenti il rischio delocalizzazioni e chiusure è sempre più concreto.
Negli anni abbiamo già registrato chiusure, dalla Honeywell in Abruzzo alla TRW di Livorno per citare due delle molte aziende che dal Piemonte al resto del Paese hanno visto nel settore un aumento progressivo del ricorso alla cassa integrazione. Con lo sblocco dei licenziamenti siamo impegnati a contrastare le iniziative unilaterali da parte di multinazionali e fondi di investimento che oltre a colpire l’occupazione potrebbero minare la capacità industriale del Paese, come dimostrano i casi della Gianetti Ruote, della GKN, e della Timken.
Situazioni di crisi sono presenti anche alla Denso di Chieti, azienda che realizza motorini di avviamento, in cui sono stati dichiarati circa 200 esuberi; alla Bosch di Bari stabilimento che produce il Diesel dove a rischiare il posto sono 600 lavoratrici e lavoratori; alla Vitesco Tecnology Italy, con due stabilimenti a Pisa, che si occupano di ricerca e sviluppo e produzione di iniettori a benzina, su cui è previsto un piano di 750 esuberi senza investimenti. Sono solo alcune delle aziende della componentistica, inoltre, c’è un preoccupante calo dei volumi produttivi, a cui si somma il rischio della missione produttiva per interi stabilimenti, per esempio alla Marelli che produce sistemi di scarico o sospensioni per le auto endotermiche. A tutto questo si aggiungono la crisi irrisolta di Termini Imerese e la necessità di un piano di rilancio per Industria Italiana Autobus.
La trasformazione dell’automotive è un’occasione importante di politica industriale per il nostro Paese. L’apertura di un percorso al Mise deve coinvolgere anche il ministero del Lavoro e il ministero per la Transizione Ecologica per la costruzione di un accordo quadro di governance delle politiche e del processo di transizione industriale e occupazionale per i prossimi 5 anni. Inoltre, occorre convocare con urgenza tavoli specifici con Stellantis e Cnk Industrial sul futuro industriale e occupazionale.
È necessario individuare iniziative che si pongano l’obiettivo di una trasformazione ecologica e innovativa del settore e che salvaguardino l’occupazione in tutta la filiera anche con un ruolo diretto di Invitalia e Cassa Depositi e Prestiti. Senza un provvedimento straordinario da parte del Governo con ammortizzatori, formazione e investimenti si aprirà una stagione di conflitto a partire dalle aziende in cui è a rischio l’occupazione.