di Massimo Ghenzer, presidente di Areté-Methodos
La decisione della Ue di produrre tutte vetture elettriche, per poterla mettere in atto richiede un impegno non indifferente nell’organizzare operativamente la transizione. Impegno nel quale sono coinvolti i costruttori, ma anche i governi, i produttori di energia e di materie prime, in particolare il litio. Uno sforzo gigantesco in pochi anni che bisogna iniziare a realizzare da oggi. L’obiettivo finale delle emissioni zero è globalmente condiviso, i tempi e i modi per realizzarlo non sono ancora condivisi da tutti gli attori in campo. Il 2050 è la data per la transizione ecologica, ma India, Cina e Russia non hanno ancora dato la convinta condivisione.
Il mondo dell’auto in Europa è stato molto ambizioso e la Ue da sola, senza accordo con Usa, Cina e Giappone ha stabilito per il 2035 la date del passaggio al «tutto elettrico». Si corre il rischio, tuttavia, di avere una finestra di 15 anni e forse più dove l’energia elettrica da fonti rinnovabili non avrà la produzione necessaria per rifornire il nuovo parco di auto elettriche. Argomento dove, per il momento,, non è conosciuta la soluzione.
Nel frattempo, ci sono studi e analisi che misurano l’indice di preparazione, da 1 a 10, dei Paesi europei per la transizione energetica alle auto elettriche. Vari parametri sono misurati: dal parco elettrico esistente per abitante, i punti di ricarica per chilometro lineare, gli incentivi all’acquisto e così via. Norvegia, Gran Bretagna e Olanda sono le migliori nell’indice aggregato per la transizione energetica. L‘Italia e penultima, mentre ultima é la Germania. Queste analisi non sono la verità assoluta, ma sollevano un problema molto concreto, quale è il programma operativo per arrivare preparati al 2035 e accogliere in Europa milioni di auto elettriche, rifornirle di energia e di batterie al litio di cui ancora non si conosce molto.
Chiaro che l’obiettivo finale è condiviso: emissioni zero prima possibile dalla mobilità su gomma. Tuttavia, il tempo è scaduto, non si può rimandare oltre e sarà bene che il governo italiano esca allo scoperto ed elabori un piano quadro a 360 gradi che fornisca indicazioni sui percorsi da realizzare e le fonti di finanziamento per centrare l’obiettivo della transizione energetica.