Tir vietati al Brennero: l’Italia si faccia sentire

di Paolo Uggé*

Dal 1° gennaio scorso l’Austria ha appesantito la mano sul Brennero con ulteriori divieti di transito ai Tir. Finché la questione non sarà risolta, l’Italia faccia muro in Europa su qualsiasi iniziativa. Possibile che al Brennero si continui ad andare di male in peggio? Abbiamo posto la questione a ben tre ministri, dal Delrio alla De Micheli, passando per Toninelli. Niente da fare: non sono servite lettere, carte bollate, viaggi a Bruxelles, strette di mano per accordi mai rispettati.

La misura è colma: diciamo basta all’Austria perché il nostro sistema economico, a cominciare da quello produttivo, non può più sopportare l’atteggiamento tiranno di un Paese che, con il pretesto dell’ambiente, danneggia sistematicamente la nostra economia esentando invece dai divieti i suoi Tir,

In barba ai principi che l’hanno “ispirata”, l’Austria non considera che un Tir con merce deperibile fermo inquina molto più di uno in movimento. Invece sa bene che, chiudendo le porte alla libera circolazione di mezzi, viola un principio sancito dall’U3.

Conftrasporto calcola che, per ogni ora di ritardo nell’attraversamento del Brennero, l’economia italiana paga più di 370 milioni di euro all’anno.

Quale sarà la prossima mossa del nuovo governo di coalizione dell’Austria, che affida i Trasporti ai Verdi? Se non ci fosse da piangere potremmo anche ridere, considerato quel che è successo in occasione del suo insediamento. In realtà, dovremmo rispondere con un’azione di forza, da un lato, da parte del governo italiano; dall’altro, facendo valere il peso degli 8 Paesi che in Europa hanno costituito la ”Road Alliance” dell’autotrasporto per contrastare ogni forma di dumping.

*Vicepresidente di Conftrasporto e Confcommercio

 

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