Tesla: un milione di robot-taxi nel 2020
Tesla nel 2020 punta a portare su strada un milione di robo-taxi, cioè vetture a guida autonoma prenotabili via app. La società di Elon Musk farebbe quindi proprio quello che oggi fanno le due compagnie leader negli Stati Uniti, Uber e Lyft. Solo che al volante non ci saranno autisti. Lo ha spiegato il ceo in una conferenza riservata a media e analisti. Rispetto a Uber e Lyft, Tesla è anche produttore di auto. La flotta, quindi, sarebbe composta dalle vetture con sistemi di guida autonoma acquistate dai clienti, che decidano di registrarsi e condividere la propria auto.
Tesla, parte la guerra a Uber e Lyft
Il fondatore della società ha anche fatto il prezzo: il costo medio del viaggio sarebbe di 18 centesimi per miglio, molto meno di servizi (con autista) oggi attivi, il cui prezzo si aggira attorno ai 2-3 euro per miglio. Una politica molto aggressiva, quindi, dovuta anche alla capacità di ridurre i costi perché l’incasso non si deve spartire con gli autisti. L’acquisto di una Tesla sarebbe, in un certo senso, un investimento. Musk stima che un robo-taxi potrebbe fruttare fino a 30.000 dollari l’anno e più di 200.000 dollari per l’intera vita del veicolo. «Il messaggio – ha spiegato il ceo – è che per i consumatori dovrebbero essere folle comprare un’auto che non sia una Tesla».
L’annuncio di Elon Musk
Musk non è certo nuovo ad annunci roboanti. Ci sono da superare problemi normativi (la guida autonoma è ammessa in poche aree e richiede nuove regole) e tecnologici. Ma il ceo si è detto «molto fiducioso» che gli Stati Uniti possano accogliere il milione di robo-taxi. I vantaggi di un servizio senza autisti sarebbero chiari: niente autisti vuol dire costi molto più bassi. Un risparmio decisivo per un settore con margini risicati, tanto che né Lyft né Uber hanno ancora prodotto utili. La guida autonoma, anche se dovrà trovare un quadro di regole a oggi assente o frammentato, ha poi un altro plus: sottrae le società ai rischi normativi legati allo status degli autisti. Se non ci sono umani al volante, non conta il loro contratto, da autonomo o da dipendente (inquadramento, quest’ultimo, che – come ha sottolineato Uber nei documenti inviati alla Sec in vista della quotazione – metterebbe a rischio la sostenibilità della compagnia). Wall Street, però, non sembra credere a Musk. Dopo l’annuncio, il titolo ha perso il 3,85%. L’obiettivo 2020 è stato interpretato come prematuro. E per i più critici potrebbe essere il tentativo di distogliere l’attenzione da una trimestrale che si annuncia inferiore alle attese.