Il piano del governo per gli incentivi al comparto automotive è quasi pronto. Sarà almeno triennale e non riguarderà solo lo auto, ma anche le moto e il car sharing. È atteso a giorni il decreto della presidenza del Consiglio che definisce le misure. Sono queste le indicazioni che arrivano da Palazzo Chigi dopo il vertice tra il sottosegretario Roberto Garofoli e i ministri dell’Economia, Daniele Franco, allo Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, alla Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, al Lavoro, Andrea Orlando e ai Trasporti, Enrico Giovannini. Gli incentivi al comparto automotive sono stati stanziati con il decreto Energia che prevede un fondo per l’auto di 700 milioni nel 2022, di 1 miliardo all’anno dal 2023 al 2030.
È confermato l’impianto proposto dal Mise che prevede gli incentivi all’elettrico, ma anche ai veicoli ibridi e a quelli ad alimentazione tradizionale con emissione non superiore ai 135 grammi al chilometro. La proposta di Giorgetti prevede incentivi calibrati per sostenere la produzione agendo sia sul lato della domanda, sia su quello dell’offerta. Si valuterà l’uso di parte dei fondi già stanziati in bilancio per l’automotive anche per riconvertire la filiera della componentistica. Sono previsti infatti altri incontri a Palazzo Chigi con i produttori e rappresentanti della filiera componentistica.
Gli incentivi in arrivo ammontano a 4.000 euro per chi acquista un’auto con emissioni 0-20 grammi di CO2 per chilometro, con prezzo fino a 35.000 euro Iva esclusa, con ulteriori 2.000 euro se viene contestualmente rottamata un’auto di classe inferiore a Euro 5. Il contributo è di 1.500 euro per le auto con emissioni 21-60 grammi per chilometro, prezzo fino a 45.000 euro Iva esclusa, con altri 1.000 euro se si rottama nello stesso momento un’ auto di classe inferiore a Euro 5. È poi previsto un contributo di 1.250 euro per le auto con alimentazione tradizione ed emissioni 61-135 grammi per chilometro, con prezzo fino a 35.000 euro Iva esclusa, ma solo se viene anche rottamata un’ auto di categoria inferiore a Euro 5.
Allo studio del governo c’è anche un sistema di riconversione di attività e posti di lavoro che troverà fonti di finanziamento soprattutto nei contratti di sviluppo e solo parzialmente nel fondo automotive. «I posti di lavoro complessivi nella produzione di motori diminuiranno di 62mila unità entro il 2030», ha ribadito l’Anfia in un’audizione alla Camera, sul pacchetto di misure Ue denominato «Pronti per il 55%» («Fit for 55%»).
Secondo l’Anfia, «73mila posti di lavoro in Italia dipendono dalla produzione di motori a combustione interna (Ice)» e «67mila posti di lavoro verranno meno già dal 2024 al 2030. L’occupazione aggiuntiva derivante dallo sviluppo della mobilità elettrica non è in grado di compensare le perdite». «Questa transizione è giusto farla, ma è molto probabile che porti a un saldo negativo in termini occupazionali nella nostra manifattura se non vengono messi dei correttivi», spiega il direttore generale di Anfia, Gianmarco Giorda. Per il presidente del Centro Studi Promotor, Gian primo Quagliano, bisogna passare immediatamente dalle parole ai fatti perché l’attesa degli incentivi sta deprimendo ulteriormente la domanda.