Tedeschi, perché ora il problema è la reputazione
I test dell’industria automobilistica su cavie animali e umane vanno avanti da tanti anni. Il clamore che ne è derivato rappresenta, dunque, una “non notizia”, anche se ritengo che la questione debba essere presa più di petto dai diretti interessati, in particolare il Gruppo Volkswagen». Chi parla è Andrea Barchiesi, fondatore e ceo di Reputation Manager</CF>, società che si occupa dell’analisi della reputazione online di privati, marchi ma anche di personaggi di rilievo pubblico.
Secondo Barchiesi, uno dei maggiori esperti di web intelligence applicata al marketing e alla comunicazione, sono tre i modi per far fronte a situazioni come quella in cui sono cadute Vw, Daimler e Bmw: «Il silenzio – spiega – sperando che lo Tsunami passi in fretta (il metodo adottato da Bmw, ndr), anche se non è mai consigliato; decidere se scaricare il barile su una serie di capri espiatori (sono già saltate tre teste, una per gruppo, ndr); fronteggiare a viso aperto la questione. In quest’ultimo caso se le scelte erano state fatte ragionando, è necessario difenderle. Quello dei test su cavie dei gas di scarico è un caso diverso da quello del Dieselgate dove, trattandosi di una truffa, non c’era nulla da difendere».
Un discorso a parte riguarda Volkswagen, protagonista del Dieselgate che comunque non ha intaccato vendite, risultati finanziari e progetti miliardari per il futuro, anche se lo scandalo delle emissioni truccate è costato finora quasi 30 miliardi con l’incognita, ora, che si apra un pesante fronte europeo.
Le conseguenze dello choc
«Il gruppo – osserva Barchiesi – si è reso protagonista di un grande cambiamento, azzerando quasi le linee dirigenziali e pagando fior di miliardi. Una delle cose che sta passando nel mercato, però, è che Vw sia uscita indenne dallo choc reputazionale. Il conto complessivo, invece, è tutt’altro che chiuso. C’è stato un ottimo colpo di reni che sta apparentemente premiando Vw. Ma la reputazione è come un mutuo, si paga con il tempo. E lo choc al quale stiamo assistendo è probabilmente frutto anche di quello precedente».
Uno scandalo tira l’altro
Per l’esperto, in pratica, la “non notizia” riportata dai media di tutto il mondo ha trovato terreno fertile proprio nell’incrinatura reputazione già aperta nell’industria tedesca e dall’atteggiamento di primi della classe che ha potato al coinvolgimento anche dell’apparato politico di Berlino, che si è subito schierato contro le Case auto.
Il rischio, adesso, è che l’onda negativa torni a travolgere tutto il settore, in quanto, aggiunge Barchiesi, «la gente è portata a pensare che se un soggetto è solito attuare certe pratiche, queste sono diffuse». Il punto chiave, conclude, è «se l’utente guarderà prima ai pregi o agli aspetti negativi».