Tasse automotive: dal governo il “pacco” di Natale
Sulle tasse, questo governo, formato da Movimento 5 Stelle, Pd e Italia Viva, fa il gioco delle tre carte e prende per il naso gli italiani. Ci soffermiamo sul settore automotive. Di fatto, le nuove gabelle vengono solo rinviate, uno spostamento in là con il tempo. Una decisione dal sapore strettamente politico in quanto, come tutti sanno, incombono le elezioni in alcune regioni. Quindi, è meglio soprassedere. Per ora.
Si parla, così, di “azzeramento” per il 2020 della stretta sull’imposizione delle auto aziendali, che scatterà comunque a luglio per i nuovi contratti. Nel dettaglio, la tassa sulle auto aziendali sarà basata sulle emissioni di CO2. Il cosiddetto “fringe benefit” partirà dal 25% per i veicoli con emissioni di CO2 sotto i 60 g/km, salirà al 30% per quelli compresi tra 60 e 160 g/km, al 40% (50% dal 2021) per quelli compresi tra 160 e 190 g/km, per poi arrivare al 50% nel 2020 (60% dal 2021) se si superano i 190 g/km. Ricordiamo che la CO2 è un gas climalterante e non inquinante, come si continua a ripetere nei palazzi e sulle pagine dei giornali.
E poi ecco tornare l’accanimento sui carburanti: dal 2021 intervento sulle accise che tutti promettono di abolire ma che, puntualmente, oltre a restare, vengono ritoccate.
La modifica della clausola di salvaguardia delle accise sui carburanti comporterà aumenti vertiginosi del prezzo della benzina e del gasolio: 1,2 miliardi di euro nel 2021, più di 1,6 miliardi nel 2022 e quasi 2 miliardi nel 2023. E’ come buttare, tanto per stare in argomento, benzina sul fuoco. Queste risorse sono destinate a compensare l’alleggerimento della tassa sulla plastica e della sugar tax nonché il “ripensamento” sulle auto aziendali. Il gioco delle tre carte, dicevamo, con una buona dose di illusionismo. E il “pacco” natalizio è confezionato.