Svolta elettrica: si comincia a riflettere

di Massimo Ghenzer, presidente di Areté-Methodos

La decisione di produrre il 100% di vetture elettriche è politica, non tecnica. L’ha dichiarato, in un’intervista, l’ad di Stellantis, Carlos Tavares. Affermazione da condividere e che induce riflessioni che molti nel mondo dell’auto fanno, per ora in privato. La decisione dell’Ue è stata presa, ma finora le istituzioni non si sono preoccupate di dimostrare che le auto elettriche sono l’unica soluzione che migliora l’aria che respiriamo e, allo stesso tempo, che non si creano problemi economici e sociali. In effetti, Tavares, nella stessa intervista, ha dichiarato che ci sono altre soluzioni tecniche per ridurre le emissioni delle auto.


Tuttavia, i politici, per il momento, trascurano queste pesanti affermazioni. Le economie dei Paesi europei non sono strutturate in maniera uniforme. I Paesi del Nord con bassa densità di popolazione hanno potenzialità molto diverse da quelli del Sud ad alta intensità di abitanti. Imporre una data così ravvicinata, al 2035, per i Paesi europei crea molte perplessità tra i consumatori, ma non solo. Anche il numero uno di Toyota, Akio Toyoda, ha espresso dubbi, facendo notare che i consumatori e i mercati globali richiederanno vetture elettriche, ma pure ibride e a idrogeno.

 

Per Herbert Diess, il capo di Volkswagen, sarà quasi impossibile dire addio alle vetture endotermiche in Europa. Più o meno tutti i costruttori hanno dichiarato che con la produzione di vetture elettriche saranno a rischio milioni di posti nella filiera europea. Forti dubbi sono stati anche manifestati sulla capacità economica di convertire, in tempi così brevi, la produzione di energia elettrica dai fossili alle fonti rinnovabili in qualità e quantità. Altro tema mai spiegato è il processo di smaltimento delle batterie senza causare un nuovo tipo di inquinamento.

Per ora si va avanti con l’obiettivo del 2035, ma le perplessità espresse da chi le auto le produce non possono essere ignorate, anche perché vengono posti argomenti molto seri. Speriamo che a Bruxelles trovino il modo di rivedere la decisione politica senza perdere la faccia e perseguendo, comunque, l’obiettivo di controllare il riscaldamento terrestre.

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