Sull’auto dove eravamo rimasti? In quel 2019…

di Pier Luigi del Viscovo, direttore di Fleet&Mobility

Vabbè, ma c’era il Covid. Da poco abbiamo girato pagina, solo sul calendario sia chiaro, visto che di uscire da questo tunnel ancora non se ne parla, anzi, se ne parla, ma poi finisce lì. Comunque, abbiamo tirato la linea, il 2020 è finito e sono stati archiviati i suoi numeri. Quando li leggiamo ora, e poi in futuro, ci sarà sempre la nota a piè di pagina: c’era il Covid. Nessun confronto avrà valore davvero. I privati hanno recuperato 7 punti di quota. Sì, ma perché gli altri canali hanno lasciato sul campo 400mila targhe. Le elettrificate hanno guadagnato 12 punti di quota. Sì, ma perché le altre sono calate di mezzo milione di pezzi. Insomma, ogni fenomeno deve essere pesato, analizzato. Ma il problema va oltre.

Lo shock Covid è stato talmente devastante da trasformare abitudini e stili di vita e di consumo. Nessuno tornerà a fare i viaggi di lavoro nelle modalità e nell’intensità di prima. Nessuno resterà ancorato alla sua scrivania per 5 giorni la settimana come prima. Il contratto di lavoro andrà rivisto, poiché i permessi retribuiti non avranno il senso di prima. Già, prima. Niente sarà più come prima. La frase coniata allo scoppio della pandemia e anche la più insignificante. Niente è mai come prima.

Ma cos’è prima? Per definire il «dopo» serve il «prima». Posto che il dopo è il 2021 o quando finalmente usciremo dalla continua emergenza, rispetto a cosa misureremo la nuova norma? Ecco allora che il 2019, un anno che in questi mesi non abbiamo quasi considerato, facendo spallucce a quanti ce lo raccontavano, spiegando con tenerezza: cosa vuoi che ci importi del 2019, adesso che siamo nel mezzo di uno Tsunami?

Quell’anno torna improvvisamente utile, perché è il punto fermo a cui rapportare il new normal, quando ce l’avremo. Ricevendo come tanti l’Osservatorio del think tank «AgitaLab», libretto nato come strumento per addetti ai lavori, per avere tutto un anno di numeri e tabelle sempre a portata di mano, ci si accorge che è qualcosa di più. Che era «normale» finché non è arrivato, a marzo, un 2020 che ha trasformato tutto per sempre. Che è diventato «speciale» perché è il luogo dove stanno i fatti com’erano prima. Che una fantasia, poi ovviamente superata dalla realtà, l’aveva addirittura intitolato «Qualcosa è cambiato».

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