Stellantis alle porte: punti di vista dal mondo
L’accordo per la fusione tra Fca e Psa che ha portato alla nascita di Stellantis è una operazione storica, ma anche un passaggio obbligato. A esempio, per il “New York Times” la fusione è “lo sforzo per acquisire la dimensione necessaria a sopravvivere in un settore stretto dal cambiamento di tecnologia e indebolito dalla pandemia“. Ricordando alcune debolezze di Fca e Psa, dal fatto che “non hanno una forte presenza in Cina alla lentezza nell’introdurre veicoli elettrici” il giornale americano parla della fusione come “della possibilità migliore per sopravvivere in uno scenario brutalmente competitivo” .
“La Tribune” ricostruisce il percorso recente dei due gruppi, scandito dalla volontà comune di trovare un partner, ma anche da una situazione assai differente: infatti, dopo aver sfiorato la bancarotta, una decina di anni fa, con l’arrivo di Tavares “è diventato uno dei gruppi automobilistici più redditizi al mondo a fronte di una Fca dalla gamma invecchiata, dalle piattaforme obsolete e con una sovracapacità industriale insostenibile“.
Per questo, a fronte di una fusione alla pari, il giornale svizzero parla di un “bluff” giocato da John Elkann che avrebbe finto di inseguire un accordo con Renault per strappare il sì di Psa e che al gruppo Stellantis “porta in dote il redditizio e consistente mercato americano: un asset acquistato per un pezzo di pane” da Sergio Marchionne ai tempi di Chrysler “e ceduto da Elkann a peso d’oro”.
“El Pais” – osservando come nessuna delle tre fabbriche attuali in Spagna del gruppo Psa “sembra minacciata dalla fusione” con Fca – riporta le parole di Mike Manley che ha evidenziato come la crescita di dimensione permetterà di “minimizzare le recessioni cicliche che possono avvenire in una specifica regione”.
Ricordando l’unanimità degli azionisti alle nozze, “Le Monde” parla infine di un “sì sincero e netto, pronunciato a occhi chiusi, causa Covid, che sarà seguito sabato 16 gennaio dalla costituzione effettiva di Stellantis”.