“Stella Alpina”: la mia corsa contro il Tempo, ma dentro il Tempo
Una corsa non contro il Tempo ma dentro il Tempo. Mi piace definirla così. Mi tornano in mente certe tavole di Walter Molino quando penso alla “Stella Alpina ”, gara internazionale di “turismo veloce aperta alle vetture sport e turismo”, che, nel 1947, esordì nel calendario agonistico, grazie all’Automobile Club di Trento in collaborazione con i club automobilistici triveneti. Mi piace definirla così specie dopo che io stesso sono entrato nella Macchina del Tempo, quando sono salito a bordo dell’Alfa Spider 2000 “Duetto”, del 1986 messami a disposizione dalla Scuderia Trentina. Così anch’io ho corso la mia prima “Stella Alpina”. Stesse strade, identiche emozioni di quegli anni pionieristici. Con tutti i simpatici imprevisti “prevedibili” di una gara del genere, che hanno seminato, allegramente, auto in panne lungo il percorso: freni finiti miseramente, vetture costrette a viaggiare solo in prima, o con la retromarcia “svampata”. E anche qui ci ho messo del mio, su quei tornanti, su quelle discese e sulle tante salite (perché, a volte, le salite sembrano molto più numerose che le discese?) quando ho cominciato a litigare amabilmente con una frizione affaticata .Partecipate, se potete, se avete nel box un’auto storica, alla “Stella Alpina”. Non ve ne pentirete. Rivedrete idealmente il sorriso di soddisfazione del primo starter di questa gara: Tazio Nuvolari . Perché in ogni centimetro del vostro percorso ritroverete e respirerete le emozioni che furono vissute dai campioni dell’epoca. Da Piero Taruffi, al volante della sua mitica Lancia Aprilia, a Nuccio Bertone a Franco Simontacchi. Lo stop alla “Stella Alpina”venne imposto nel 1956, come per tutte le gare automobilistiche su strada. Ma, con la lungimiranza di chi non vuol cancellare il Passato ecco che la Scuderia Trentina, nel 1984, decise di ripartire con questa classica. Con la rievocazione, di fatto più fedele all’originale: una corsa che, nell’edizione dello scorso Luglio, ha visto ai nastri di partenza 51 equipaggi per una gara di regolarità classica con prove a strumentazione libera. Cinquecento chilometri, 99 prove di abilità al centesimo di secondo, tre prove di media. E, nel “sabato delle cime”, quel tappone dolomitico di antica memoria che, dopo il via da Corsara, ha sgranato la comitiva dei concorrenti dal Falzarego al Giau, dal Duran, al Pordoi, al Campolongo . Come dire: salite e frizione, frizione e salite.
Gabriele Villa