Foto: Damien Térouanne, Ceo di Engie Italia
Sostenibilità e Covid-19: lo studio di Euromedia-Engie Italia
“Più per meno CO2″, ovvero dobbiamo agire, tutti insieme, per invertire la rotta, ridurre le CO2, fermare il surriscaldamento globale e migliorare la qualità della vita nelle nostre città. Questo il tema centrale dell’ENGIE Green Friday dello scorso anno. Un anno dopo, e con la pandemia in corso, questo intento non ha perso valore, anzi. Lo studio Euromedia Research commissionato da Engie Italia ha indagato se e come l’emergenza Covid-19 ha cambiato percepito e sensibilità di cittadini e aziende rispetto ai cambiamenti climatici e ambientali. Un dibattito tra esperti, opinion leader e scienziati per affrontare una doppia sfida: ambientale e sociale.
Con il Covid-19 cittadini e imprese più consapevoli dell’impatto ambientale. Lo studio Euromedia evidenzia una maggiore presa di coscienza rispetto alla sostenibilità da parte di cittadini: ben il 68% ha infatti dichiarato di aver modificato i propri comportamenti, cercando di ridurre le proprie emissioni inquinanti, dopo l’arrivo della pandemia. Un incremento del +12,4% rispetto ai riscontri ricevuti un anno fa, prima del Covid-19. Il 40% delle aziende (soprattutto nel manifatturiero), nonostante l’impatto economico dovuto all’emergenza, ha continuato nei propri programmi finalizzati al miglioramento dell’efficienza energetica, dato rilevato su un campione (43%) che aveva intrapreso una green roadmap pre pandemia. Il 48% delle aziende, inoltre, è consapevole che i cambiamenti climatici influenzeranno significativamente la propria attività e il proprio settore nei prossimi 5 anni.
“Il modo con cui il Covid-19 ha stravolto le nostre vite e abitudini ha evidentemente portato una riflessione collettiva sulla fragilità dell’uomo e del pianeta e sull’importanza delle nostre scelte – sottolinea Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research – a seguito della pandemia le persone sono più consapevoli dell’impatto negativo delle attività dell’uomo sull’ambiente, e quasi la totalità degli italiani (92,7%) ha deciso di modificare in modo virtuoso i propri comportamenti”.
“Dieci mesi fa la più grande sfida di fronte all’umanità era la stessa di oggi: contrastare i cambiamenti climatici e salvaguardare il pianeta. Vedevamo però le cose con occhi diversi, sembravano problemi molto più lontani di quanto non lo fossero davvero – afferma Barbara Gallavotti, biologa e autrice -. L’emergenza del Covid-19 ci ha fatto toccare con mano quanto la nostra specie continui a essere fragile, ma ci ha anche costretti a sperimentare soluzioni che avremmo detto quasi impraticabili, ci ha dimostrato quanto rapidamente possono cambiare le nostre abitudini, e non ultimo ha messo in luce l’importanza di discutere dei temi di scienza sulla base di informazioni corrette”.
Più azioni concrete contro i cambiamenti climatici. Dalle risposte emergono, quindi, le azioni concrete adottate dai cittadini e aziende per ridurre l’impatto sul pianeta. Le più diffuse: per il 30% degli intervistati la scelta di prodotti ecosostenibili (km zero, marchi che garantiscono il rispetto dell’ambiente), per il 29% interventi in casa volti a una maggiore efficienza energetica (infissi, cappotto termico, sostituzione caldaia, termostato intelligente) e infine la scelta di mezzi di trasporto non inquinanti (come bici, mezzi elettrici o pubblici) per il 24% degli intervistati. Vi è anche un 9% che ha installato pannelli fotovoltaici e un 7% che sceglie un fornitore di energia che garantisca la produzione da fonti rinnovabili.
Segnali positivi anche sul fronte delle imprese: oltre la metà (52%) ha messo in campo iniziative per una maggiore sostenibilità (es. lavoro a distanza per ridurre gli spostamenti, attività informativa sul tema delle CO2) e, per il 60,4%, queste misure hanno prodotto effetti positivi dal punto di vista sia ambientale che di maggiore benessere lavorativo, tant’è che il 91,7% ritiene che saranno mantenute anche dopo la fine dell’emergenza Covid-19.
Aziende e cittadini vogliono mobilitarsi ma chiedono incentivi e agevolazioni. La leva principale, però, nonostante il maggiore interesse per la sostenibilità sia lato cittadini che aziende, rimane l’aspetto economico. Le aziende chiedono infatti in maggioranza contributi a fondo perduto (33,5%) e sgravi fiscali (22%), seguiti (19%) da incentivi statali e un quadro normativo più chiaro.
Anche i cittadini sono più propensi ad agire se possono mettere in campo azioni a costo zero o che prevedano un risparmio o un incentivo. Per la maggior parte degli intervistati, infatti, fare scelte sostenibili comporta costi maggiori: ad esempio, seppure nella realtà non sia così, per più della metà degli intervistati (52,8%) costa di più scegliere energia proveniente da fonti rinnovabili. Un dato comunque lievemente calo rispetto al 2019 (56,3%). Una convinzione ancora più forte tra i giovani (60,6%), ma meno diffusa nel Sud (49%).
Il Covid-19, acceleratore della digitalizzazione quale strumento per un Paese più sostenibile. Un altro aspetto che la pandemia ha reso evidente e sul quale ha portato una forte accelerazione è certamente l’adozione di tecnologie digitali, divenute in molti casi improvvisamente indispensabili per permettere la continuità aziendale. Del ruolo fondamentale delle tecnologie digitali per una maggiore sostenibilità sono convinte il 69,2% delle aziende (con una quota maggiore, al 72,2% se guardiamo al solo settore dei servizi). Il digitale è considerato ancora più importante per il monitoraggio delle attività in ottica di rispetto dell’ambiente (79%, che raggiunge l’81,3% nei servizi).
Le città sono i principali motori della nostra aggressione all’ambiente – dichiara Stefano Mancuso, botanico, accademico e saggista -. Attualmente intorno al 70% del consumo globale di energia e oltre il 75% del consumo mondiale di risorse naturali sono a carico dei centri urbani, i quali producono il 75% delle emissioni di carbonio e il 70% dei rifiuti. Abbiamo urgente necessità di cambiare la nostra idea di città e questa pandemia è un’opportunità per ripensare la convivenza con la natura. Dobbiamo puntare a una smart city che in realtà sarà una città giungla, intesa non come un luogo pericoloso, al contrario: un luogo partecipe dell’ambiente naturale che, consapevolmente e attraverso gli alberi, contribuisce a trasformare i nostri centri urbani altamente tecnologizzati e connessi in una nicchia ecologica duratura”.
Governo, Pubblica amministrazione e aziende devono guidare il cambiamento attraverso infrastrutture, digitalizzazione e tecnologia. Secondo il parere degli intervistati il maggior potere nel rallentare il riscaldamento globale è in mano a istituzioni e aziende. I cittadini vedono la possibilità di un cambiamento a favore della sostenibilità grazie all’intervento del Governo (41%), istituzioni locali (25%) e aziende (15%). Significativo come solo l’8% ritenga che la pubblica istruzione possa avere un ruolo importante in questo senso.
Gli interventi che maggiormente si aspettano sono la riqualificazione energetica di scuole ed edifici pubblici (20,5%), l’utilizzo per queste strutture di fonti di energia verde, quali i pannelli fotovoltaici (13,5%); l’aumento di aree verdi (16,5%) e mezzi di trasporto pubblico elettrici o ibridi (15,2%). “Già nel Piano Strategico triennale per la Ricerca e l’Innovazione di Regione Lombardia – spiega il vicepresidente di Regione Lombardia, Fabrizio Sala – è stata individuata la sostenibilità ambientale come uno degli ambiti principali che incidono sullo sviluppo del nostro territorio. Tema trattato anche nella recente consultazione pubblica sulla prossima Strategia di Specializzazione Intelligente svolta sulla Piattaforma Open Innovation, a cui hanno partecipato oltre 650 soggetti. Ne è emerso che, negli ambiti trattati, la sostenibilità ambientale è considerata tra i primi fabbisogni in termini di innovazione che diventeranno prioritari nel periodo post Covid-19 e post emergenza – ha aggiunto Sala -. Con le nostre politiche regionali ci stiamo sempre più muovendo verso un modello di innovazione responsabile anche attraverso misure come la nostra recente Call Hub per la Ricerca e l’innovazione, che vede finanziati 8 progetti nell’ambito della sostenibilità che intervengono su numerosi problemi ambientali che coinvolgono il mondo occidentale”.
“Ogni anno noi di Engie realizziamo un evento che ha l’obiettivo di sollevare e alimentare la riflessione sulla riduzione delle emissioni di CO2 e più in generale sulla sostenibilità – ricorda Damien Térouanne, Ceo di Engie Italia -. In questo anno difficile, la sostenibilità rimarca la sua centralità. Lo confermano: i risultati della ricerca da noi commissionata a Euromedia, la destinazione del 37% del Recovery Fund a investimenti green e Il Green New Deal europeo che punta a elevare il proprio impegno di riduzione dei gas serra almeno al 55% entro il 2030. L’ambizione di Engie è accelerare la transizione verso un’economia carbon neutral. Ritengo che l’attuale momento storico ed economico evidenzi chiaramente come la transizione energetica sia una scelta obbligata e urgente. E’ necessario quindi ripensare al nostro sviluppo futuro: uno sviluppo più resiliente, durevole e sostenibile. Raggiungeremo l’obiettivo solo grazie alla combinazione di tutti gli sforzi: globali, dei singoli paesi, ma anche delle citta, delle aziende così come a livello residenziale”.