Sostegni automotive: segnale importante, ma non basta

 

di Pierluigi Bonora

 

Nel 2022 lo stanziamento di 800 milioni (un piccolo sforzo poteva però essere fatto per arrivare almeno a 1 miliardo) e dall ‘anno successivo la disponibilità di 1 miliardo.  Il Governo, nella riunione del 18 febbraio, dopo un quasi interminabile travaglio, ha partorito un piano strutturale e pluriennale che, nelle intenzioni, servirà a rilanciare il mercato dell’auto a bassissime e zero emissioni, contribuendo a svecchiare contestualmente il parco circolante, e le filiere del settore, insieme ai difficili processi di riconversione produttiva, che una transizione energetica improvvisata e mal gestita, con obiettivi e scadenze utopistici , sta già mettendo in ginocchio (sono in bilico oltre 73mila posti di lavoro).In proposito, i primi riscontri oggettivi si toccano, purtroppo, già con mano. 

 

Ma attenzione da parte delle associazioni di categoria a enfatizzare quanto è stato deliberato. Resta infatti da capire quali saranno le quote previste per gli ecoincentivi e quali quelle per accompagnare la componentistica italiana. Ecco perché il raffronto con gli stanziamenti deliberati per incentivare il mercato “green” e il sistema delle infrastrutture di ricarica di Paesi come Francia (1,25 miliardi di euro), Germania (2,1 miliardi) e Regno Unito (2,5) pende, come grandezza delle risorse messe in campo, dalla parte di questi ultimi. 

 

Ha ragione il leader del sindacato Fim, Roberto Benaglia, ad assumere un atteggiamento prudente, seppur positivo, nel giudicare l’operato di Palazzo Chigi. Afferma, infatti, che “le risorse sul fondo hanno bisogno di essere incrementate rapidamente, anche finalizzando quelle in campo del PNRR e dei fondi europei , perché a oggi, se così restassero, sono appena necessarie per l’anno in corso agli ecobonus per l ‘acquisto di auto a più basse emissioni”. La battaglia sarà lunga.

 

 

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