Solo auto elettriche: ora non sapremmo come alimentarle

di Giancarlo Giorgetti, ministro allo Sviluppo economico
(estratto dall’intervista al “Corriere della Sera” del 14 febbraio 2022)

La penso come Carlos Tavares, ad di Stellantis. Va abbattuta la CO2, sì. Ma manca una valutazione industriale, sulla sovranità tecnologica e l’autonomia strategica dell’Europa. In tutta questa febbre per l’auto elettrica, chi fornisce le materie prime è la Cina. È lì il controllo di gran parte del litio, cobalto, silicio. Significa mettere il primo settore manifatturiero d’Europa in mano ad altri, lontano da noi. Possibile che nessuno ci pensi?

Quando alla Cop26 di Glasgow c’è stata la dichiarazione sull’ineluttabilità dell’elettrico, solo la Germania e noi abbiamo votato contro. Mario Draghi mi ha chiesto perché mi ero opposto e gliel’ho detto. Siamo per il principio di emissioni zero, ma sulla base della neutralità tecnologica. L’idrogeno può diventare competitivo. E in Italia abbiamo brevetti tra i più avanzati nei biocarburanti. Perché non viene riconosciuto? E anche l’auto ibrida, che ora non piace, può avere un ruolo. Soprattutto in assenza di una rete adeguata di colonnine di ricarica. Con questa furia per l’elettrico ideologica, etica, rischiamo l’autogol.

Il Pnrr si potrà ritoccare, perché il mondo cambia così in fretta che non ha senso lasciare tutto fermo alla foto di un solo momento. Quanto alla politica industriale, va sviluppata. Lo stiamo facendo. In primo luogo dobbiamo reintrodurre incentivi per attivare il mercato di tutti i veicoli ecocompatibili, non solo elettrici. Poi siamo molto vicini, questione di pochi giorni, alla firma per la Gigafactory di Termoli dove Stellantis farà le batterie. Ma la nuova filiera elettrica richiederà, comunque, metà della manodopera oggi impiegata da quella tradizionale. Le imprese dell’automotive vanno aiutate a riconvertirsi, rendendo disponibili gli accordi di programma e i contratti di sviluppo. Ma sono strumenti troppo lenti, burocratici. Questo settore va finanziato massicciamente, lo abbiamo già chiesto al ministero dell’Economia.

Incentivi ad aggregarsi, ingresso nelle filiere a monte e a valle dell’elettrico. Per esempio, nel riciclaggio delle batterie. O nella produzione di bus verdi in Italia, altrimenti i 4 miliardi che abbiamo su questo nel Pnrr finiremo per spedirli in Cina».

Invidio Emmanuel Macron, che annuncia sei nuove centrali nucleari. Da noi purtroppo è un tabù. Eppure se ora tutte le macchine fossero elettriche, non sapremmo come alimentarle. Dunque, le rinnovabili sono una risposta, ma non la sola. Per fortuna il gas è tornato tra le fonti ammesse in Europa per la transizione. Dobbiamo diversificare al massimo i fornitori, rafforzare i rigassificatori, aumentare la produzione nazionale. Ma anche qui, niente illusioni: non si tornerà ai prezzi bassi di due anni fa, perché la Cina deve uscire dal carbone e inizierà a drenare molto gas.

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