Sicurezza stradale, non c’è più tempo

“Bisogna parlare di più della sicurezza stradale”. Troppi gli incidenti, la distrazione resta la causa principale, le condizioni pietose di molte arterie stradali mettono a rischio l’incolumità di chi viaggia in moto, il sistema delle infrastrutture richiede interventi urgenti e monitoraggi scrupolosi, il parco circolante conta oltre 10 milioni di veicoli da rottamare e, per questo, pericolosi e inquinanti, e via di seguito. A questi si potrebbero aggiungere tanti altri problemi di assoluta priorità.
A richiamare la necessità di prestare maggiore attenzione alla voce “sicurezza stradale” è il prefetto Roberto Sgalla, direttore centrale dei Servizi della Polizia di Stato. Il richiamo, deciso, è sicuramente rivolto al governo giallo-verde che sul tema non ha ancora dato segnali concreti di portare a termine situazioni che giacciono nei cassetti della politica da troppo tempo.
Ci sono voluti due eventi drammatici, l’incidente sulla tangenziale di Bologna e il crollo del ponte di Genova, per riproporre più in generale l’urgenza di affrontare seriamente la questione sicurezza stradale.
Se ne è parlato, in coincidenza delle due tragedie, ma poi il discorso è via via diventato politico con i soliti scaricabarile e gli scambi di accuse. E così di sicurezza stradale si tornerà a parlare per qualche giorno quando accadrà la prossima sciagura. Intanto il conto delle vittime cresce.
Il prefetto Sgalla ha parlato a margine della presentazione dell’undicesimo Rapporto sulla sicurezza stradale redatto da Dekra, quest’anno dedicato al trasporto delle merci e illustrato dall’executive vicepresident della società, Toni Purcaro.
Il richiamo era chiaramente rivolto alle Istituzioni, rappresentate quel giorno da Alessandro Morelli, neo presidente della commissione Trasporti della Camera. Come a dire: non c’è più tempo, prendete subito di petto il problema. E pensare che basterebbe un decreto legge per far passare in tempi rapidi il giro di vite sulla cattiva abitudine di telefonare, messaggiare e whatsapparementre si guida. Basterebbe un decreto.
Dubito che qualcuno in Parlamento osi opporsi. E se lo facesse, farebbe meglio a ritirarsi a vita privata, non prima di aver motivato il suo dissenso, mettendoci quindi la faccia. Onorevole presidente Morelli, si faccia promotore di questo primo importante segnale e spinga sull’acceleratore. Perché non c’è più tempo.

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