Siamo messi malissimo: fuori i nomi di chi specula

 

di Pierluigi Bonora

 

I prezzi dei carburanti: in un distributore, gettonatissimo, la benzina è offerta a 2,12 euro il litro e in un altro non distante a 2,18, fatti altri chilometri ecco che siamo già a 2,36. Ma perché? La differenza arriva anche oltre i 20 centesimi. È incomprensibile. Come incomprensibile è la periodica lamentela sulle accise applicate ai carburanti servite a finanziare eventi ormai dimenticati (e sconosciuti a tanti) che risalgono al secolo scorso. E a questa storia delle accise i giornali hanno dedicato le prime pagine e i politici si sono spesi in commenti di condanna: “Bisogna intervenire”, “Ridurle subito”. Come se fosse un fatto nuovo. 

 

Ma sono anni e anni e anni e anni che si dice che è necessario intervenire su queste maledette accise. E la lamentela è puntuale ogni qual volta si assiste a un rincaro forte dei prezzi di benzina e gasolio. Nulla, però, è stato fatto. E adesso? Prima la pandemia e ora la guerra in Ucraina: c’è chi soffre per le morti e la distruzione, ma c’è anche chi si arricchisce alle spalle di tutto questo. Si intervenga seriamente sugli speculatori e non si prenda più per i fondelli la gente comune.

 

E poi si facciano nomi e cognomi di coloro che in tutti questi anni hanno portato avanti scelte deleterie che ci hanno condotto allo scenario energetico attuale. Devono rispondere degli errori ideologici commessi. Ma anche noi italiani, pecoroni e menefreghisti, soliti a fare spallucce e a guardare solo al proprio orticello, abbiamo le nostre responsabilità. Ed ecco dove siamo finiti.

 

Il ministro Roberto Cingolani lo ha detto chiaramente: “L’Italia sta pagando errori storici come Paese per non aver diversificato la sua produzione energetica. I nostri compagni della Ue non si sono fermati, come noi, al gas e a poche rinnovabili. Anche con una spinta ambientalista falsa, abbiamo ridotto in modo incomprensibile la produzione di gas nazionale, ma abbiamo continuato a consumarne. Ora dobbiamo diversificare e recuperare rapidamente il terreno perduto prendendo gas da altre regioni”.

 

Il maestro Manzi, per chi c’era negli anni ’60, conduceva il programma televisivo “Non è mai troppo tardi”. Mi sa che oltre 60 anni dopo, visto come siamo messi, è invece forse troppo tardi. E poi ci si riempie la bocca parlando di “Next generation Eu”. Già, che mondo stiamo lasciando ai posteri?

 

 

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