Se si vuole, il salto nel futuro è realizzabile
Quest’anno il Salone di Ginevra presenta due veicoli capaci di volare. E subito si pensa, quando e se saranno disponibili, a un modo nuovo per saltare le lunghe colonne in autostrada e, perché no, gli ingorghi nelle grandi città. Ma anche le pericolose (per noi e per l’automezzo) voragini disseminate lungo le strade, segno tangibile di una manutenzione raffazzonata e dell’utilizzo di materiali «tappabuchi» al risparmio. L’auto, dunque, è pronta a spiccare il volo. Il messaggio non è affatto da sottovalutare: solo qualche anno fa, infatti, la cosiddetta guida autonoma veniva considerata come qualcosa di impossibile. «Una macchina che non ha bisogno del pilota? Ma va là…», commentava la gente. Eppure, questo tipo di mobilità sarebbe già nelle strade se esistessero le smart cities, argomento di lunghi dibattiti che non portano ad alcunché, o almeno quelle infrastrutture in grado di interagire con il veicolo. Non è fantascienza.
La realtà oggi
Per ora ci si deve accontentare della guida semiautonoma, quella che ci assiste durante i viaggi e previene gli incidenti causati soprattutto dalla distrazione. Da una parte tutto è pronto al grande salto nel futuro, dall’altra, invece, si brancola nel buio. Il Codice della strada riformato, che dovrebbe finalmente arrivare quando a Roma si decideranno a formare un nuovo governo, dovrà infatti prevedere tutte le novità tecnologiche già disponibili e considerare quelle annunciate, che sono pure fin da ora praticabili. E lo stesso vale per il mondo delle assicurazioni. Ancora una volta un Salone dell’auto, che da ora in poi sarà sempre più sbilanciato verso l’elettronica, l’innovazione e la connettività, se da una parte esalta il frutto degli investimenti fatti dai costruttori, dall’altra mette inesorabilmente a nudo le carenze, anche più banali, di quelle infrastrutture capaci di far partire la Nuova Mobilità
da tanti politici e amministratori sbandierata e utile solo nelle campagne elettorali. Ma ancora ferma al palo.