Scudieri: “Un tuffo negli abissi per poter stare con me stesso”
di Roberta Pasero
“Il mare una volta lanciato il suo incantesimo ti tiene nella sua rete di meraviglia”. La frase di Jacques Cousteau riflette la vita parallela di Paolo Scudieri, presidente di Adler Pelzer Group, multinazionale leader nella componentistica automotive, e presidente di Anfia, Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica. Scudieri, premiato pochi mesi fa come “Personaggio dell’anno” da #FORUMAutoMotive, il movimento di opinione ideato da Pierluigi Bonora, ha trasformato l’azienda di famiglia di Ottaviano (Napoli) in un’eccellenza italiana dei sistemi più innovativi per il comfort acustico e termico prescelti dai maggiori costruttori di auto del mondo. E proprio qui, tra poliuretani e polipropilene, vive le sue vite parallele, tra immersioni subacquee e corse automobilistiche, tra solidarietà e eccellenze alimentari del territorio campano.
Lei ha il cuore diviso tra tante passioni.
“In semplicità posso rispondere che la vita è meravigliosa non soltanto per gli affetti, i sentimenti, i piaceri. Per essere valorizzata la nostra vita va vissuta con grande passione e curiosità e questa appartenenza al mondo che viviamo nella nostra temporalità terrena, dev’essere sfruttata con fattori motivanti”.
Sono le passioni a creare le motivazioni?
“Sì. E le motivazioni creano il profondo senso della curiosità che sfocia poi nella cultura, nel sentirsi vivo e nel rendere, appunto, la nostra esistenza meravigliosa”.
Qual è la passione dominante che fa della sua vita qualcosa fuori dall’ordinario?
“E’ la contemplazione attiva della natura e, quindi, la passione per le immersioni subacquee. Un mondo di grande fascino, sconosciuto ai più, ma che è una dimensione differente da quella in cui viviamo ogni giorno. Una dimensione che mi attrae e, negli abissi, con senso di curiosità, cerco di contemplare ciò che mette in relazione l’uomo con la bellezza della flora e della fauna”.
Una terra capovolta che durante le immersioni non sarà però soltanto contemplazione. Quando lei esplora i fondali cosa capita nella sua mente, cosa sente nel suo cuore?
“Per me è contemplazione attiva. Che consente di conoscere se stessi in un elemento, il mare, innaturale nella vita dell’uomo. La sopravvivenza nei fondali è una continua conoscenza da effettuare con un controllo psicologico di se stessi in un mondo sottomarino che molte volte ti distrae e ti abbaglia per la bellezza incredibile che in essa racchiude. E, quindi, è una competizione e un controllo di se stessi in condizioni limite, in una dimensione quasi irreale per noi che viviamo sulla terra”.
Quando è nata la sua passione per il mare delle meraviglie?
“In giovanissima età. Ho avuto il primo canotto come regalo di promozione della quinta elementare e poi, volendomi evolvere, mi sono costruito una zattera con i mezzi che la mia azienda aveva a disposizione, quindi con materiali poliuretani rigidi e vetroresina. Prima ancora, quando ero proprio piccolo, non possedendo nessun mezzo per navigare o per pescare, modificavo le pistole di plastica con un arpione e cercavo di inseguire qualche pesciolino. Da allora, nel mare ho trovato poesia, fantasia e rifugio, in particolare scendendo negli abissi”.
In quali momenti particolari sente l’esigenza di fare un’immersione e, dunque, anche di sfidare se stesso?
“Ogni volta che posso, perché è una passione. Ma anche ogni volta che devo trovare un’altra dimensione per prendere decisioni importanti. Quindi, uscire dalla realtà del quotidiano, staccare completamente mi è utile per poi essere lucido, per resettarmi e decidere nel modo migliore”.
Ci sono mari dove la contemplazione dei fondali colpisce più il cuore?
“Il mare è un’ulteriore dimostrazione che l’Italia è uno dei luoghi più belli del mondo. Vuol dire vedere figure animali incredibili e spaziare dai colori del corallo a quelli delle spugne. Per esempio immergersi nel golfo di Napoli, in particolare a Cala del Rio, è qualcosa di straordinario e lo è anche allo scoglio del Vervece, con la statua della Madonnina che trasforma il fondale in una sorta di santuario degli abissi. L’Italia ha capolavori sottomarini e bellezze della natura talmente unici da fare invidia al mondo”.
Questo mondo sottomarino è anche il regno di una spiritualità sommersa?
“Assolutamente sì, perché il creato al di là delle fedi in cui uno può credere è qui rappresentato con la massima potenza, con la massima espressione. E’ un creato che va rispettato. Per farlo capire io porterei i giovani a vedere il mondo sottomarino: dopo un’ immersione comprenderebbero che il nostro pianeta va tutelato con la scienza e non con un’ideologia esasperata. Perché rappresenta una grande ricchezza per le future generazioni: attiene a una spiritualità che dovrebbe essere sempre presente nella genesi di ogni nostro pensiero e di ogni nostra azione”.
Sono immersioni da fare in solitaria oppure sono emozioni da condividere?
“Il capitolo uno di tutti i corsi Scuba dice che da soli non ci si può immergere, soprattutto se si scende con il respiratore. Però, al di là della didattica da rispettare, io cerco di “fuggire” e di ritagliarmi almeno un momento di concentrazione e di solitudine per poter stare con me stesso”.
Tutto il suo amore per il mare e la natura subacquea non sono in contrasto con la sua attività legata al mondo tecnologico dell’automobile? Oppure è quasi un modo per compensare e ritrovare un rapporto con la natura?
“Tutto è necessario e tutto va fatto nel modo migliore, elaborando e facendo evolvere la tecnologia nel rispetto proprio della natura. Per questo l’auto per me non è soltanto lavoro, ma le corse automobilistiche sono l’altra mia grande passione”.
Trofeo Abarth, Ferrari Challenge, sfide sui circuiti europei. Immersioni e gare automobilistiche regalano le stesse emozioni?
“Sì. Perché per affrontare il mare e la pista ci vogliono doti comuni come tecnica, concentrazione, superamento dei propri limiti. Una sfida speculare e continua che parla di passioni senza confini. Quelle che rendono la nostra vita così fortemente unica e meravigliosa”.