Sarà (si spera) MiMo 2021: stop dettato dal buon senso
Due su tre ok. È il bilancio della riuscita delle rassegne dedicate all’auto e alla passione per il mondo dei motori a cavallo del post lockdown e della seconda stramaledetta ondata di Covid-19. Bene Milano AutoClassica di fine settembre; sul filo di lana Auto Moto d’Epoca di Padova; rinviato alla primavera 2021 il primo Milano Monza Open Air Motor Show, tra l’altro già posticipato una volta, visto sarebbe dovuto svolgersi lo scorso giugno.
Anche il tenace Andrea Levy, presidente della rassegna che, nella sua ultima formula, era stata rivista profondamente in funzione della pandemia, nonostante le tante adesioni dei costruttori, ha dovuto arrendersi all’evidenza. Meglio dare lo stop una settimana prima, invece che a ridosso dell’evento, come è invece accaduto, in marzo, per il Salone di Ginevra.
Tra coprifuoco, paure e divieti vari, più che una festa, il MiMo 2020 rischiava di andare incontro a un pericoloso effetto boomerang. E la buona volontà, unita al desiderio di distrarre a suon di rombi e novità i visitatori, ricorrendo soprattutto alle tecnologie digitali, non sarebbe bastata a tenere distanti possibili polemiche e strumentalizzazioni. In caso di sfortunato, ma possibile focolaio, nonostante tutte le precauzioni previste, sarebbe scoppiato il classico pandemonio con gli inevitabili scarichi di responsabilità. Meglio, dunque, soprassedere per il bene e la pace di tutti.
L’azzeccato format ideato da Levy, quello del Salone diffuso, è ormai da più di un anno al centro della “sfiga” più nera. Prima le polemiche innescate dalla maggioranza grillina a Torino che, a conclusione dell’edizione dello scorso anno al Parco Valentino, hanno costretto Levy a trasferire l’evento a Milano. Inutili le retromarce del sindaco Chiara Appendino e le liti all’interno della giunta. Frittata fatta, danni economici rilevanti per Torino e città che perde – in nome della folle “decrescita felice” che piace tanto ai 5 Stelle – una delle manifestazioni più riuscite degli ultimi anni.
Peccato, visto che il MiMo 2020, battezzato in pompa magna alla Bicocca nel 2019, presente il sindaco di Milano, Beppe Sala, comunque “doppio giochista” in tema di auto (da una parte fa l’amicone, dall’altra sostiene i piani anti macchina dei suoi assessori più “talebani”) era nato sotto i migliori auspici. Fino al divampare della pandemia i primi di marzo. Il resto è storia di queste ore.
A Levy e al suo valido team non resta che attendere un vaccino “salva eventi”. La decisione presa, comunque, ha seguito il buon senso. Prima o poi questo MiMo si farà.