di Pierluigi Bonora
La guerra scatenata dalla Russia in Ucraina mette a forte rischio forniture italiane destinate alla Germania per un valore di 4,2 miliardi, il 21% della produzione totale italiana di componenti per auto. L’Ucraina, insieme soprattutto al Marocco, è infatti il Paese dove vengono assemblati i cablaggi, il «fascio cavi» di collegamento all’interno di un veicolo. E se la produzione di questi cablaggi si esaurisce, il crash della produzione automobilistica è inevitabile. Come sta già accadendo, a guerra da poco iniziata, negli impianti tedeschi di Volkswagen, Audi, Porsche e Bmw.
«E le ricadute – avverte Pierangelo Decisi, presidente della multinazionale Sigit (interni per auto) e vicepresidente del Gruppo Componenti di Anfia – si allargano anche alle fabbriche di auto in Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia. Meno impattati dal problema cablaggi sono gruppi come Stellantis e Renault che fanno riferimento, per queste forniture, ai poli nordafricano e serbo; anche Mercedes si rivolge all’ex Jugoslavia».
Questo e altro nel botta e risposta con l’imprenditore svizzero-torinese Pierangelo Decisi che parla anche degli operai ucraini che lavorano nelle fabbriche polacche: I più giovani si sono dimessi per raggiungere gli altri volontari al fronte, mettendo in crisi le produzioni.