Riflessioni: auto, green, lobby, business e…

Entri in una concessionaria per capire il vero impatto della “Fase 2” sul volume d’affari e non solo per assistere a come viene sanificata una vettura in consegna: oltre al “deserto” che hai di fronte, noti subito come i modelli esposti siano solo quelli già targati, quindi “Km 0” oppure con 1 o 2 anni di vita, tutti ovviamente tirati a lucido, a benzina o Diesel. “La gente entra e chiede informazioni solo su questi”, spiega uno dei venditori. Il “nuovo” è fermo. Non sarà così per tutti, ma la situazione è questa: nelle famiglie circolano pochi soldi e se la macchina è proprio da cambiare in questo periodo, grazie anche alle tante promozioni da parte delle Case, imperativo è risparmiare e, dunque, spendere il meno possibile.

Auto elettrica? Ibrida? Ibrida plug-in? Già prima del coronavirus il messaggio su questi tipi di alimentazione faceva fatica a passare all’interno di un nucleo familiare normale, che magari vive in virtù di un solo stipendio. Rapportiamo la situazione ai giorni nostri, con il lockdown che ha azzerato attività imprenditoriali e commerciali, e la maggior parte delle famiglie che aspettano ancora la cassa integrazione e i quattro soldi promessi dal governo.

Ma quale auto elettrica da oltre 35mila euro? Ma che cosa significa auto ibrida plug-in? Al problema della scarsità dei mezzi economici, si aggiunge anche quello della “ignoranza” della maggior parte delle persone sulle nuove tecnologie di alimentazione tanto sbandierate dai governi e anche – spesso a sproposito – dai media. La gente normale non riesce a entrare ancora nella dimensione della “scossa”. Basterebbe andare in giro con un registratore, sicuramente non nelle zone chic e radical-chic, ma nei quartieri popolari dove l’automobile è ancora vissuta (ora più che mai con il distanziamento sociale) come il mezzo per gli spostamenti tradizionali. E come una conquista di libertà, costata tanti sacrifici.

Magari, se a queste persone si parla di Gpl o metano, alimentazioni che in Italia hanno una tradizione, allora ci si può sentire rispondere che sono utili perché si risparmia nel fare il pieno e poi danno un contributo alla salvaguardia dell’ambiente.

Ma sull’elettrico e l’ibrido ricaricabile, buona parte della classe media e soprattutto medio bassa, si fa ancora parecchie domande. O meglio, sa poco o nulla, se non per sentito dire.L’acquirente ideale, in questi casi, è sicuramente una persona con un buon reddito o facoltosa, in possesso di un altro veicolo tradizionale e che guarda all’auto elettrificata come uno status symbol, un modo per distinguersi.

Le regole europee e nazionali saranno sempre più incentrate su queste motorizzazioni che, alla fine, riusciranno anche a imporsi, sempre che il sistema delle infrastrutture di ricarica sia capillare e, tra un Paese  e l’altro, non ci siano prese di corrente differenti. Chiarezza dovrà essere fatta anche sul sistema tariffario e l’aspetto fiscale. E sulla produzione dell’energia che alimenta questi veicoli: fino a quando non sarà al 100 per 100 di derivazione da fonti rinnovabili non si può parlare di auto “green” a tutti gli effetti: si “sporca” a monte per “pulire” a valle.

Da parte mia, ritengo che queste auto cosiddette a emissioni zero, imposte dalle potenti lobby ambientaliste che ormai hanno preso il bastone del comando, alla fine riusciranno a conquistare una significativa fetta di mercato. Ma sarebbe giusto che ciò avvenisse per il convincimento reale delle persone e non perché obbligate. E mi chiedo: si continua a parlare di motori Diesel Euro 6 D Temp virtuosissimi, con emissioni ridotte al lumicino. Eppure c’è la potente lobby ambientalista  che continua a far passare questi propulsori come dannosi per la salute e l’ambiente.

Dove sta la verità sia sull’auto elettrificata sia sui motori tradizionali di ultima generazione?Troppe campane, troppi interessi a screditare o a esaltare. E i media, per di più con l’avvento dei social e i dei cosiddetti ”influencer”, che nella maggior parte dei casi non approfondiscono, ma danno per buono quello che viene propinato. E’ più facile e non solo per questo.

C’è una gran confusione, anche creata ad arte, che fa in modo che la lobby ambientalista detti legge, sempre e comunque. L’ambiente è diventato un vero business, nessuno lo può negare. Il problema della salvaguardia del pianeta e della salute di tutti esiste ed è forte. E proprio per questo è strumentalizzabile a piacere. E’ la nuova arma in mano a una certa politica schiava, ad arte, dell’ideologia.

1 Comments

  1. LUCATRAMIL says:

    Voglio vedere la lobby ambientalista adesso che sindaci sconcertanti hanno fatto pubblicità contro il TPL (gestito dal Comune) e le strade si stanno intasando di auto, grazie alle idiozie anti-tpl. Basta rispettare le regole ed evitare ressa (come per le fiere di Gennaio a Milano, che hanno propalato il virus).
    Inoltre va detto che inanche lo sharing è forse più pericoloso del tpl, data la promiscuità: volete il lettino in spiaggia sanificato ma mettete le mani su bici, moto e auto toccacciate da altre 10 persone?

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