In Range Rover sull’Etna
La sfida a rocce e arbusti
di Pierluigi Bonora
Partiamo quasi dai titoli di coda: il tutto si svolge sull’Etna, poco distante da uno dei tanti punti di ristoro rurali circondati dalle rocce laviche nere e, poco più in là, da una folta vegetazione. Il gioco di colori è spettacolare. Siamo a bordo di una Range Rover Sport con la quale ci siamo arrampicati sulle pendici del vulcano per un test in certi punti estremo. L’imprevisto, però, è sempre in agguato. Ed ecco cedere improvvisamente il ciglio del sentiero. La Range si piega e rimane con una ruota in bilico. Nervi saldi. Un movimento e si rischia di capottare. Il dirupo è a pochi metri. Scendono i passeggeri, quindi il guidatore (incolpevole) dopo aver bloccato l’automezzo.
In soccorso arriva il sempre verde Defender. Agganciato il verricello, in pochi minuti la nostra Range Rover Sport è di nuovo sul sentiero: funziona tutto, nessun problema alle ruote. Si prosegue. È l’avventura lo spirito che anima l’annuale Land Rover Global Brand Expedition, che quest’anno ha scelto come meta il magnifico scenario dell’Etna.
La gamma di Suv inglese sul vulcano
L’occasione per provare la gamma di Suv del marchio britannico, saggiarne doti e qualità nei percorsi «fuoristrada» e anche nel traffico. Perché le Land Rover e le Range Rover sono utilizzabili in tutte le occasioni: lussuose, sportive, versatili, confortevoli, tecnologiche, connesse e soprattutto temerarie. C’è la Discovery, la Range Rover Sport, la Evoque anche Cabrio, molto gettonata per questo test sotto un sole africano.
Scenari mozzafiato
Catania, la tangenziale, l’autostrada che lambisce Taormina, da pochi giorni tornata alla normalità dopo aver ospitato i Grandi del pianeta. Quindi la progressiva scalata dell’Etna, con i suoi http://farmaciaitaly.com paesini e paesaggi lunari.
Al centro dell’attenzione c’è la nuova Discovery, alla quinta generazione, che abbiamo guidato per un altro lungo tratto. È elegante, spaziosa e molto confortevole, merito anche della scocca «leggera» in alluminio. Difficile rimanere a piedi con macchine del genere, capaci di vincere anche i terreni più insidiosi. Il colpo di bacchetta magica si chiama Terrain Response, sistema elettronico alla seconda generazione, che può essere regolato su 6 posizioni: strada normale, erba, ghiaia e neve, fango, sabbia, roccia. L’All-Terrain Progress Control, inoltre, provvede a regolare andatura e settaggi della trazione, lasciando al guidatore solo il compito di occuparsi dello sterzo. Nei casi estremi si ricorre al Low-range: marce ridotte e differenziali bloccati. Potente e fluido il motore Sd4 Ingenium 2.0 da 237 cv con 500 Nm di coppia. La trasmissione è automatica a 8 rapporti.
L’ospite del presidente
Insomma, un raid impegnativo e scenografico, come da tradizione, che si è concluso con il consueto punto di metà anno a cura di Daniele Maver, presidente di Jaguar Land Rover Italia, nell’occasione con un ospite d’eccezione: Stefano Giovannoni, grande firma del design italiano, creatore di oggetti divenuti <CF201>cult</CF> in tutto il mondo. E, ovviamente, grande appassionato e fedelissimo del marchio britannico. «Rifiuterei dieci Ferrari per una Range Rover che guido ormai da quasi 20 anni – puntualizza Giovannoni -: questo modello esprime le caratteristiche che cerco in una macchina: non una vettura status symbol, ma un’auto con cui sentirmi a mio agio, sicura, spaziosa e con un design che corrisponda a certe radici. Noi designer abbiamo radici minimaliste e concettuali, e anche Land Rover vanta icone fortissime. C’è un’affinità molto forte».