A proposito di utenti deboli

di Gianfranco Chierchini

In questo terzo articolo sugli incidenti stradali del 2016, parliamo di quelli che hanno coinvolto i cosiddetti “utenti deboli”:  persone che si spostano con le due ruote (bicicletta o moto o ciclomotore), oppure che si muovono a piedi. “Deboli”, perché il loro corpo non è protetto dalle barre in acciaio del veicolo,  perché con le due ruote si perde facilmente l’equilibrio,  perché  sono privi di gran parte dei sistemi tecnologici di protezione presenti sulle quattro ruote.

I numeri

A fronte dei 3.283 decessi registrati nel 2016 sulle strade d’Italia, circa la metà, 1.618, erano “utenti deboli”, mentre 1.470  erano  conducenti di autovetture o persone trasportate in autovettura. Per amore di cronaca, per arrivare al totale bisogna aggiungere i 136 autisti di autocarri e pochi altri di cui non si hanno notizie precise. La riprova del maggior livello di rischio di questi utilizzatori delle due ruote o delle proprie gambe è data dalla diversa diminuzione dei decessi in questi ultimi quindici anni: per gli automobilisti il calo è stato di quasi il 62%,  per gli utenti deboli è stato sfiorato soltanto un  25%. Più in dettaglio,  quelli maggiormente colpiti sono stati i  motociclisti, con  657 vittime, seguiti dai  pedoni con  570,  dai  ciclisti con 275 e infine dagli  utenti di ciclomotori con 116. E’ da segnalare che nel 2016  tutte queste categorie di utenti hanno fatto registrare una diminuzione di decessi rispetto al 2015, ad eccezione dei ciclisti che hanno visto invece un aumento di quasi il 10%.

Più consapevolezza

Questi i dati statistici e credo sia utile svolgere qualche riflessione per favorire una migliore consapevolezza del problema. Le persone che per i loro spostamenti utilizzano le due ruote o che si muovono a piedi non possono essere considerate come categorie separate, a sé stanti: ciascuno di noi utilizza a seconda delle situazioni e delle esigenze diversi sistemi di mobilità, magari con la prevalenza di questo o di quello, ma nella stragrande maggioranza dei casi il pedone o il ciclista guida anche la propria vettura, possiede un abbonamento ad uno o più dei  trasporti pubblici, magari ha anche la tessera del car-sharing. Nella nostra Italia, la debole propensione al rispetto delle regole e la scarsa conoscenza o sottovalutazione dei rischi oggettivi nell’utilizzo della  strada caratterizzano il comportamento medio di una consistente maggioranza di popolazione. Un solo esempio: tutti conoscono i rischi nell’uso del cellulare alla guida, ma molti, troppi, lo utilizzano mentre stanno spostandosi, quale che sia il loro mezzo in quel momento.  E questi comportamenti sbagliati hanno una ferrea conseguenza: urtando a 30 km orari un’auto contro un’altra auto,  le lesioni sono gravi e possono essere anche mortali; ma un ciclista  o un pedone, urtato a quella stessa velocità da un’auto, riportano  conseguenze sempre gravissime.  

Più informazione e prevenzione

Sia chiaro: non si vuol  colpevolizzare il pedone o il motociclista, che presentano rischi oggettivi di tre o quattro volte superiori rispetto a chi è alla guida di quattro ruote.  Si chiede a tutti di essere maggiormente consapevoli dei pericoli che la strada presenta e di rispettare le regole del Codice. Si chiede naturalmente che le  amministrazione pubbliche investano di più in informazione, in prevenzione, e, diciamolo senza timori, in repressione: senza ricorrere a pene esorbitanti che poi non vengono elevate, ma con sanzioni già previste che abbiano però una elevata probabilità statistica di colpire l’utente che sbaglia, quale esso sia, in buona o meno buona fede.

 

1 Comments

  1. maximilien says:

    Il discorso sui numeri è fuorviante perché non dicono di chi è la responsabilità nella morte dei cosidetti i utenti deboli.
    Provocazione: se i ciclisti morti hanno agito tutti come Hayden che è sbucato davanti ad un auto senza rispettare lo Stop avrebbe senso controllare di più gli automobilisti ?
    A leggere questo articolo l’unica conclusione logica è di diminuire la velocità dei mezzi a meno di 30km/h cosi da ridurre i danni per ciclisti e pedoni .
    L’aumento di morti tra i ciclisti è dovuto alla tendenza dei ciclisti a non rispettare le regole del CDS con responsabilità politica di alcuni Sindaci come quello di Milano che ha dato direttive per non reprimere le infrazioni dei ciclisti.
    Visto che Lei parla di numeri chieda all’ufficio del capo della Polizia Municipale quanti verbali sono stati fatti ai ciclisti perché circolavano in controsenso, senza luci o sono passati con il rosso, sarà sorpreso dai numeri.

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