Pietrantonio: “Viaggiare, fotografare, emozionarsi”
di Roberta Pasero
Ci sono viaggi che cominciano dal cuore. Che anticipano le emozioni. Che le visualizzano come tanti fermo-immagine della propria vita. Oppure che le fanno vivere anche a km 0, a pochi metri da casa. Perché ovunque si vada, come scriveva John Steinbeck, “Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone”. Quelli di Roberto Pietrantonio, amministratore delegato di Mazda Italia, hanno tutti le nuances dell’immaginazione. Di chi con animo vagabondo esplora il mondo senza limiti e confini. E lo fissa in fotografie che sono flash di sensazioni irripetibili e frammenti di vite altrui impressi per sempre nei labirinti del cuore.
Il suo viaggio da dove é cominciato?
“Devo andare molto a ritroso nel tempo, a quando ero un bambino. Il primissimo é stato in un’isola nell’isola, in un posto del cuore, con i miei genitori, alla Maddalena, in Sardegna, dove poi siamo tornati tante volte negli anni. Ricordo ancora l’emozione della traversata sul traghetto da Civitavecchia alla Sardegna e poi sempre in mare verso l’altra isola. Sono immagini nitide, come lo sono sempre quelle che rimandano ai ricordi forti dell’infanzia”.
Come lo sono i fotogrammi di un altro primo viaggio, quello che si fa da soli, quello della libertà.
”Indimenticabile davvero. Anche perché é stato piuttosto avventuroso. Avevo 17 anni e partendo proprio dalla Maddalena per raggiungere alcuni amici in Grecia, a Santorini, presi un treno e quattro navi con un mare impetuoso e dormendo sotto una pioggia scrosciante. Arrivai distrutto”.
Quanto conta viaggiare nella sua vita?
“Tantissimo, i viaggi sono una forte passione. Perché per me non sono parentesi, ma momenti di vita fondamentali per la crescita, per arricchirsi. Il viaggio é prima, é durante, é dopo. Prima é bello pensarlo e progettarlo, durante é appassionante viverlo perché io che sono una persona curiosa ritorno a casa ogni volta con un bagaglio di cultura e di umanità. Però un viaggio non finisce mai, perché a una persona visual come sono io, al rientro rimangono i ricordi, le fotografie, le emozioni che mi accompagnano per sempre”.
Il viaggio é un’attitudine mentale?
“Lo è. Può durare anche due ore. Io, per esempio, che non sono romano anche se abito a Roma da oltre 10 anni, quando progetto di andare in centro, ci vado con entusiasmo, proprio come se affrontarsi un viaggio, con la curiosità di scoprire, di trovare un angolo per me sconosciuto. E ogni volta è una sorpresa. Mi piace fare il turista nella mia città il più frequentemente possibile. Oppure scoprire località di prossimità, come ci ha forzatamente obbligati a fare il Covid-19 per una semplice voglia di evadere: le saline di Tarquinia, Pitigliano ai confini della Tuscia, o Tagliacozzo che sino a qualche mese fa per me era soltanto un’uscita dell’autostrada”.
Quali sono stati i viaggi che l’hanno emozionata di più?
“Sono tre e per motivi differenti. In Giappone, in Islanda e a Bali. Il Giappone, una terra che visito molto anche per lavoro, mi piace perché é un Paese dalle tante contraddizioni. La distanza culturale dall’Italia é grandissima, i giapponesi sono opposti a noi, però scavando hanno tante affinità. Come l’amore per la lirica, l’attenzione al design italiano, la passione per la cucina”.
Invece l’Islanda perché l’affascina?
“L’Islanda é luogo pazzesco. Ci si trova al cospetto della natura. E si comprende soprattutto come sia proprio la natura a comandare in quest’isola. Anche se relativamente piccola qui sono presenti tutti gli elementi: il fuoco dei vulcani, l’acqua dei ghiacciai, la terra, il vento. Pochi giorni di viaggio e ti rimane nel cuore per sempre”.
Come Bali, definita l’isola del sorriso.
“Indimenticabile il sorriso dei balinesi che vivono in condizioni poverissime e che pure ti invitano a entrare nelle loro case e ti accolgono come amici. Oppure incontrandoli per strada per chiedere un’informazione ti regalano qualcosa che hanno con loro con una generosità che stupisce”.
Quella del sorriso é un’attitudine del cuore che pochi ormai hanno in dote.
“In Europa, dove la vita é più agiata e più avanzata, abbiamo perso il sorriso. Al contrario nei Paesi più poveri ti regalano sorrisi che ti porti dentro e valgono molto più di tanti regali preziosi. Il sorriso della gente che incontri per il mondo é il più bel souvenir di viaggio”.
Quali oggetti sono per lei irrinunciabili quando parte?
“La macchina fotografica, perché scattare foto é un’altra mia passione. Prima mi portavo una reflex adesso una mirrorless perché è leggera e ha una bella resa. E poi tanti eBook perché normalmente mi piace leggere i libri di carta, però in viaggio per motivi di peso preferisco leggerli in formato digitale”.
Il viaggio per lei inizia in libreria?
“La libreria é il luogo dove comincia il mio viaggio mentale, però preferìsco farli piuttosto che leggerli, per questo poi compro libri che parlano di viaggi nel tempo e, dunque, di fantascienza, spaziando da Urania a Brandbury. Mi affascinano perché mi proiettano in epoche differenti che permettono di scoprire a me che sono curioso di ogni cosa, come si viveva, come forse si vivrà. Un appassionante viaggio tra le pagine”.
Il miglior modo di viaggiare é in automobile?
“Si può farlo con qualsiasi mezzo, l’importante é muoversi. Per me mobilità sostenibile vuol dire anche libertà di movimento. Una sensazione di libertà che dopo la motocicletta sa dare soltanto l’automobile. In particolare Mazda che ha come marchio di fabbrica lo Jiinbai Ittai, ovvero la sensazione di sentirsi tutt’uno con l’auto, in perfetta armonia come il cavallo con il cavaliere. Un piacere di guida che ti accompagna come fosse un piacevole sottofondo musicale”.
Qual’è l’auto da viaggio ideale?
“Sicuramente una spider come Mazda MX-5, sinonimo di un’idea di libertà unica. Indimenticabile il mio viaggio in California, da Irvine, dove c’è il centro stile del nostro brand, a Santa Monica, guidando open air su strade che non finivano mai, tra palme e tramonti. Così come non potrò mai dimenticare il viaggio olfattivo a cielo aperto lungo la costa orientale americana, sempre al volante di MX-5, sentendo il profumo degli alberi di aranci e di mandorle”.
Saramago scriveva: “La fine di un viaggio é soltanto l’inizio di un altro”. Quale sogna di fare e rimanda sempre?
“Vorrei andare in India e in Argentina. Due luoghi estremi: l’India per me é una passione spirituale, l’Argentina una passione fisica. Però in India forse non andrò mai perché ho paura di rimanervi intrappolato mentalmente: per me sarebbe un viaggio dirompente, ho sempre avuto molta attrazione per le sue tante sfaccettature, i colori, l’architettura, il loro modo di vivere, e proprio per questo anche timore di andarci. L’Argentina, invece, è il mio viaggio dei sogni da quando ero piccolo, so che mi innamorerei perdutamente di questa terra di fascino giá per la musica, per il tango. E’ un viaggio che ogni anno rimando, ma che prima o poi riuscirò a fare, spingendomi sino in Patagonia”.
C’è un luogo, invece, dove non andrebbe mai?
“Non sono tanto i luoghi perché meritano tutti di essere visitati, però sono le persone a volte che non me li fanno amare: purtroppo capita che l’uomo non meriti di abitare negli splendidi posti in cui viviamo. Non andrei, per esempio, dove vi sono manifestazioni di razzismo. Perché non voglio stare dove l’uomo riesce a dare il peggio di sé. Preferisco prendere le distanze anche spaziali. E mettermi in viaggio volgendo lo sguardo verso un altro orizzonte”.