Piano di ripresa e resilienza: l’automotive ci conta

di Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto

Si pone con urgenza il tema del rifinanziamento, pena un crollo del mercato, degli incentivi della fascia 61-135 g/km di CO2, le cui risorse sono già state impegnate per oltre il 61% e termineranno nelle prossime settimane, quindi ben prima della naturale scadenza stabilita dalla legge per il loro utilizzo. È evidente come il contributo allo svecchiamento del parco auto dato dai veicoli Euro 6 di ultima generazione, anche benzina e diesel, è nettamente prevalente rispetto a quello fornito dai veicoli a bassissime o zero emissioni, i cui numeri assoluti restano ancora marginali, sebbene in forte accelerazione in termini di crescita percentuale.

Dunque, se l’obiettivo è rinnovare il parco circolante auto del nostro Paese, troppo anziano e per questo inquinante e poco sicuro (non dimentichiamo che oltre il 56% è ante Euro 5), occorre investire sul settore in modo ampio, responsabile, continuato e ben definito nel lungo periodo, fino a quando l’obiettivo non è raggiunto.

Mi preme sottolineare l’importanza di una programmazione di interventi strutturali per il settore auto che guardino alle finalità ambientali e di sicurezza stradale oltre che con il rinnovo del parco auto anche attraverso il riequilibrio della fiscalità in ottica europea e di neutralità tecnologica.

Sono entrambe leve fondamentali nell’attuazione della strategia di transizione ecologica sostenibile verso l’elettrico che, oltretutto consentirebbero di superare la frenata del mercato causata dall’emergenza Covid-19 e ridare slancio ad uno dei principali settori economici del Paese che contribuisce al Pil nazionale in maniera rilevante e ha un grande impatto negli equilibri occupazionali e per il raggiungimento degli sfidanti obiettivi comunitari relativi alla riduzione delle emissioni di CO2.

Riteniamo che la definizione di una nuova proposta per l’automotive da parte del Governo all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, possa costituire una leva fondamentale per la crescita economica del nostro Paese, debilitato da 25 anni di non crescita e con alle spalle un 2020 che ci ha riportato ai valori del 1995 in termini di Pil e di consumi per abitante.

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