Piano anti-CO2: per l’Italia competitività a rischio

di Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto

Grande soddisfazione per la decisione parlamentare, in sede di conversione in legge del DL Sostegni bis, di stanziare nuovi fondi statali per accelerare il rinnovo del parco circolante italiano attraverso l’acquisto di autovetture (con emissioni 0-60 e 61-135 g/km di CO2) e veicoli commerciali nuovi meno inquinanti, ma allo stesso tempo, l’ambiziosa proposta “Fit for 55”, presentata dalla Commissione europea le scorse settimane, che declina il piano per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica al 2050, suscita molti interrogativi.

Con riferimento agli incentivi sul nuovo, le cui prenotazioni per la categoria M1 sono partite il 2 agosto e consentiranno al mercato di tirare un po’ il fiato in questa seconda parte dell’anno evitando ulteriori perdite, speriamo che, in breve tempo, si trovi una soluzione normativa per rimediare alla data perentoria di fine anno, fissata per legge, per le immatricolazioni con agevolazioni, altrimenti il rischio è di non poter riconoscere il contributo ai clienti qualora l’immatricolazione del veicolo, già prenotato, dovesse avvenire nel 2022, anche a causa dei ritardi nelle consegne dettati dalla persistente carenza di materie prime e componenti nella catena di produzione. Inoltre, in considerazione dei target ambientali è necessario pensare ad un rinnovo strutturale dell’ecobonus, in scadenza a dicembre.

Infine, l’obiettivo di azzerare le emissioni di CO2 per le auto e i veicoli commerciali leggeri nuovi e dunque, di fatto, lo stop ai motori endotermici tradizionali a partire dal 2035 (compresi gli ibridi), in contrasto con il principio di neutralità tecnologica, pone questioni complesse e cambiamenti radicali a tutti i livelli della filiera automobilistica, comprese le reti di vendita. La lotta contro i cambiamenti climatici è incontrovertibile, ma una brusca transizione, senza adeguata ponderazione e mitigazione degli effetti, determinerà deficit reali su economia e occupazione.

La preponderante dipendenza dalle fonti fossili resta il nodo centrale della strategia energetica e della conseguente transizione ecologica, oltre al fatto che la collaborazione dovrebbe essere tra tutti gli attori coinvolti a livello globale. Siamo dunque sicuri che la scelta politica di trasmigrare in breve tempo a una mobilità esclusivamente elettrica per tutti, senza la certezza di un corrispondente potenziamento dell’energia pulita da fonti rinnovabili, di uno sviluppo capillare dell’infrastruttura di ricarica veloce, sia in ambito urbano che extraurbano e a prezzi competitivi e l’abbandono di tecnologie termiche estremamente performanti dal punto di vista delle emissioni, sia davvero la strada giusta e non si traduca solo in una penalizzazione per migliaia di imprese e lavoratori in Italia e in Europa?

Il timore di una perdita secca di competitività per l’Italia, soprattutto per il segmento delle auto simbolo di eccellenza del Belpaese, è dietro l’angolo. Sottolineo, ancora una volta, la necessità di una strategia condivisa per il settore, ispirata alla gradualità, all’ecosostenibilità e alla neutralità tecnologica.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *