Pasquier: da operaio a capo di Renault Italia

di Roberta Pasero

Quella tra Eric Pasquier, da marzo direttore generale di Renault Italia, e l’automobile, é una véritable histoire d’amour. Scandita da sogni d’infanzia, da emozioni di gioventù, da una passione per i motori che l’hanno portato in 30 anni da operaio negli stabilimenti Renault ai vertici del marchio francese, qui e lá per il mondo. Un autentico car guy, insomma.

Le automobili sono la mia vita. Se ho deciso di lavorare in questo settore é proprio per il loro appeal, tanto da essere il secondo prodotto d’acquisto. Fanno sognare e appassionare sin da quando si è bambini, come facevo io ammirando le Facel Vega, auto di lusso dalle linee molto colorate, molto scolpite costruite in Francia tra gli anni 50 e 60. Anche per chi ci lavora vuol dire quasi uscire da se stessi. E sognare, giorno dopo giorno, come faccio io dal 1990, da quando sono in Renault”, spiega Pasquier.

GAMME AVEC RENAULT TWINGO III Z.E. (B07 Z.E.) PHASE 1

Sorride ricordando la sua prima automobile, quando dopo uno stage come operaio nello stabilimento di Flins dove proprio quell’anno iniziava la produzione di Clio, lui giovane venditore guidó con fierezza la sua prima Clio tre porte elite RL. E anche ripensando ai viaggi in automobile, il motore della sua vita, nei luoghi del cuore, tra i colori e i profumi di lavanda dell’alta Provenza che risvegliano in lui i ricordi, un po’ come la madeleine di Proust.

Cinquantacinque anni, laurea in marketing, vita e carriera vagabonda come direttore marketing o generale in Giappone, Messico, Regione Americhe, Francia e adesso al volante di una delle sedi strategiche per il gruppo in un momento non facile. Anche se lo stop and start del Covid non ha cambiato i suoi obiettivi. “Semmai ha aggiunto peperoncino al management. A me spetta sempre trovare un punto di equilibrio tra performance commerciale e redditività in un mercato molto condizionato dal Cafe: il prossimo anno la soglia del CO2 sarà ancor più rigorosa e quindi dovremo essere ancor più performanti soprattutto con le vendite della gamma elettrica”, afferma.

Un obiettivo da realizzare, per Pasquier, con i nuovi strumenti digitali d’acquisto però anche con una comunicazione emozionale ma che esalti le vetture. “Come capita, per esempio, nella pubblicità degli hamburger che appaiono sempre più grandi di quanto sono in realtà e più invitanti. Per le nostre auto accade il contrario: nelle fotografie sono più piccole e poco valorizzate rispetto a quando le si vede dal vero. Per questo lavoreremo sulla loro percezione nelle immagini in modo che colpiscano già al primo sguardo, su un cartellone o in uno spot. In modo che emozionino, ma che soprattutto invitino all’acquisto.

ren

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