Nuova mobilità: forti disparità e passione a rischio 

di Pierluigi Bonora

Il Motor Fest, che ha animato il primo fine settimana di luglio a Modena e dintorni, ha tutte le carte in regole, una volta liberi definitivamente dal Coronavirus, per diventare un evento di portata mondiale. Di Motor Valley ce n’è una sola, di Emilia Romagna e i suoi tanti tesori lo stesso, e così vale per la nostra impareggiabile Italia. Il valore aggiunto arriva da quei 40 chilometri quadrati che racchiudono il meglio della produzione automobilistica, gli stabilimenti, gli artigiani e l’indotto che tutti ci invidiano.

Insomma, il Motor Valley Fest rappresenta il modo migliore per vivere la Passione (la P in maiuscolo è d’obbligo) in tutto e per tutto. Già, la Passione. Chissà se le future generazioni conosceranno questo termine, il suo significato e l’emozione incredibile che scatena quando si ascolta il rombo di un motore. Ebbene, sembra che si stia facendo l’impossibile per ridurre tutto questo a un ricordo e a non creare i presupposti perché la Passione resti viva, se non nei musei e nei garage privati. A sentire gli esperti intervenuti a Modena, pare proprio che la Passione abbia gli anni contati. Il Motor Valley Fest ha infatti ospitato una serie di interventi e di Webinar praticamente tutti incentrati sul futuro (anche ravvicinato) dell’auto e sulla mobilità che verrà.

Da una parte, esposti nelle storiche piazze modenesi, i miti della Motor Valley, dall’altra, all’interno dell’Accademia Militare e delle aule universitarie, le visioni dal 2030 in avanti all’insegna del motto «Non si torna indietro». Lo scenario: i giovani ricchi, sempre più numerosi, quelli che vantano liquidità che fanno un baffo a Paperon de’ Paperoni, saranno i primi acquirenti delle auto elettriche più costose. A loro interessano lo sprint da capogiro e tutti i servizi hi-tech annessi. Il sound? La Passione? «Non ci riguardano. Anzi, ma cosa significano?», direbbero con franchezza.

La nuova mobilità a cui forzatamente si va incontro (i mega investimenti dei costruttori – 330 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni – inevitabilmente andranno a gravare sui listini) non sarà per tutti, rischiando di creare forti e ingiuste disparità. Ma finirà proprio così?

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